
Medicina (1349)
Categorie figlie
Parte il progetto di ricerca “La rabbia che non si vede” per rilevare indicatori precoci di aggressività nei minori
07 Feb 2018 Scritto da Policlinico Gemelli Roma
Presentato oggi presso la Hall del Policlinico lo studio biennale del Centro Pediatrico Interdipardimentale per la Psicopatologia da Web del Policlinico Gemelli, in collaborazione con la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) di Roma e il sostegno incondizionato di Comunità Incontro Onlus.
Rilevare indicatori precoci di rischio sulle nuove psicopatologie emergenti in età infantile e in adolescenza, attraverso la somministrazione di test che misurano l’aggressività nei minori. In sintesi è questo l’obiettivo del progetto di ricerca “La rabbia che non si vede” promosso dal Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da Web della Fondazione Policlinico universitario A. Gemelli, presentato oggi, mercoledì 7 febbraio, nel corso del convegno “Prevenire la psicopatologia in età infantile” presso la hall del Policlinico. Dalle risposte ai questionari, differenziati per cinque fasce di età, emergeranno diversi gradi di rischio - basso, intermedio o alto - di sviluppare psicopatologie quali ritiro sociale con abbandono della scuola, cyberbullismo, dipendenze comportamentali e tossicodipendenze.
I soggetti a rischio gambling presentano tratti depressivi e impulsivi, ricerca di emozioni positive e mancanza di fiducia negli altri, apertura mentale e coscienziosità. Lo attesta il profilo di personalità patologica rilevato da ricercatori dell’Ibfm-Cnr e dell’Università della Calabria definito mediante tecniche di intelligenza artificiale. Lo studio è pubblicato sul Journal of Neuroscience Methods
È possibile prevedere se una persona tenderà a sviluppare una soggezione patologica al gioco d’azzardo? Uno studio diretto dall’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Catanzaro, a cui ha partecipato l’Università della Calabria, pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience Methods, ha definito i tratti della personalità del gambler patologico grazie a tecniche avanzate di intelligenza artificiale.
“Chi è vittima del gioco d’azzardo patologico perde, oltre a ingenti quantità di denaro, la capacità di controllo delle proprie azioni e la fiducia dei propri cari, con la percezione di essere entrato in un tunnel senza via di scampo”, spiega Antonio Cerasa, ricercatore Ibfm-Cnr. “Le neuroscienze sono impegnate da decenni nello studio di questo disturbo che devasta la vita di moltissime famiglie italiane. Oggi sappiamo che la causa è multifattoriale (genetica, neurobiologica e comportamentale) e conferisce alla persona una vulnerabilità di base, amplificata da fattori psicosociali come povertà o traumi biografici. La letteratura indica già che, oltre a disfunzioni cerebrali e genetiche del sistema dopaminergico, i gambler patologici hanno anche un profilo di personalità disfunzionale, sono cioè più vulnerabili alle situazioni sociali che invitano al gioco, e questo aspetto non è mai studiato finora con metodi di intelligenza artificiale”.
TUMORI: ONCOLOGIA DI PRECISIONE ARMA EFFICACE CONTRO LA MALATTIA MA ANCORA TROPPI OSTACOLI NELL’ACCESSO ALLE TERAPIE INNOVATIVE
05 Feb 2018 Scritto da medinewsI pazienti italiani attendono in media 806 giorni per accedere a un nuovo farmaco anti-cancro. Il prof. Giorgio Scagliotti, Direttore Oncologia Università del capoluogo piemontese: “Vanno ridimensionati i prontuari terapeutici regionali e serve subito un tavolo di lavoro per definire il concetto di innovazione”
Una cura a base di melatonina, l’ormone del sonno, efficace contro la sindrome dell’ovaio policistico
02 Feb 2018 Scritto da Policlinico Universitario A. Gemelli
La scoperta è frutto del lavoro di esperti di Università Cattolica e Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma e pubblicato sulla rivista “Reproductive Sciences”.
Una terapia a base di melatonina, l’ormone del sonno, può essere efficace contro la sindrome dell’ovaio policistico, molto comune tra le donne e associata a un calo della fertilità. La scoperta è frutto di ricercatori e medici dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico A. Gemelli di Roma. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Reproductive Sciences, è stato condotto dalla professoressa Rosanna Apa, ginecologa del Polo Scienze della Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli e potrebbe avere ricadute cliniche nella gestione di questo diffuso disturbo. La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è il più comune disordine endocrino-metabolico della popolazione femminile in età fertile, colpendo circa il 7-10% delle donne giovani. In Italia, in particolare, colpisce tra il 5 e il 15% delle donne in età riproduttiva.
Il quadro clinico di tale sindrome è caratterizzato da un’eterogenea combinazione di assenza o ridotta ovulazione, irregolarità del ciclo mestruale, iperandrogenismo clinico (con visibile irsutismo) e/o laboratoristico (eccesso di ormoni maschili riscontrabile con prelievo di sangue), acne e presenza di numerosi follicoli (più di 10) di diametro compreso tra 3 e 9 mm e disposti prevalentemente lungo la periferia dell’ovaio, visibili all’ecografia. Il 30-70% delle donne con PCOS presenta, inoltre, obesità androide e dislipidemia e in oltre il 70% dei casi insulinoresistenza e iperinsulinemia compensatoria. Nelle donne con PCOS si osservano non infrequentemente le caratteristiche della sindrome metabolica (SM) e un incrementato rischio di sviluppare diabete mellito Tipo 2 e, probabilmente, anche patologie cardiovascolari. Interessando direttamente l’ovulazione, essa è associata a un calo di fertilità.
Grazie alla separasi la replicazione del Dna avviene a velocità controllata
02 Feb 2018 Scritto da Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irgb-Cnr), Università di Padova, Istituto superiore di sanità, l’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
Uno studio coordinato dall’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr e pubblicato su Nucleic Acids Research ha identificato una nuova funzione dell’enzima separasi, cioè un meccanismo molecolare che regola la velocità di replicazione del Dna, preservando la stabilità del genoma. Lo studio potrebbe contribuire alla ricerca sul cancro
Alcuni ricercatori dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irgb-Cnr) hanno individuato una nuova funzione dell’enzima separasi, essenziale nella replicazione del Dna. La precisione di questo processo è essenziale per la sopravvivenza e il funzionamento delle cellule, e per questo è soggetto a numerosi controlli che garantiscono la stabilità del genoma. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Nucleic Acids Research.
“Ciò che emerge dai nostri risultati è che l’enzima separasi regola la velocità con cui il Dna è replicato. In sua assenza la forcella che si forma all’inizio del processo di replicazione, in seguito all’apertura della doppia elica del Dna, raddoppia quasi la velocità. Questo può portare a errori di replicazione e a compromettere l’integrità del genoma”, spiega Antonio Musio, ricercatore dell’Irgb-Cnr e coordinatore dello studio.
Un altro evento vitale per la cellula è la trascrizione genica, nella quale uno dei due filamenti che costituisce la doppia elica di Dna è copiato in una molecola simile, l’Rna, per mezzo di un macchinario proteico chiamato ‘complesso di trascrizione’. “In questo studio, grazie a tecniche all’avanguardia come la Next Generation Sequencing che consentono di leggere rapidamente la sequenza di genomi anche di grandi dimensioni, abbiamo osservato che la separasi si localizza vicino ai cosiddetti promotori, sequenze di Dna particolarmente importanti per la trascrizione genica. Ciò indica che la separasi potrebbe essere coinvolta anche nella regolazione della trascrizione e quindi dell’espressione dei geni”, prosegue Musio.
ONCOLOGI E FLAVIA PENNETTA INSIEME: ‘IL VACCINO TI SALVA LA VITA’
La campionessa pugliese è protagonista di uno spot che sarà proiettato in TV, nei cinema e sui social media. Il dott. Giordano Beretta (Presidente Eletto AIOM): “Dobbiamo raggiungere l’intera popolazione, sono ancora troppi i casi di cancro che potremmo evitare grazie a questi fondamentali presidi sanitari”.
Roma, 2 febbraio 2018 – “Ogni venti secondi, nel mondo, un bambino muore per malattie per cui esiste un vaccino. E in Italia ogni anno, oltre 6mila uomini e donne vengono colpiti da un tumore provocato dal Papillomavirus. Se ami tuo figlio, lo vaccini”. E’ questo il messaggio che la grande tennista Flavia Pennetta lancia nello spot dell’AIOM, la Società Scientifica degli oncologi medici italiani, e che fa parte di una nuova campagna di sensibilizzazione alla vaccinazione per prevenire gravi malattie tra cui i tumori da Papillomavirus umano (HPV). Il video, dopo essere stato diffuso in oltre 600 sale cinematografiche, sbarcherà ora anche in TV e sui canali social, grazie ad un contributo non condizionante di MSD Italia. È inoltre visibile sul sito www.aiom.it e l’iniziativa viene presentata oggi all’Auditorium del Ministero della Salute.
A Bambino Gesu' terapia genica contro leucemia: dimesso paziente di 4 anni
01 Feb 2018 Scritto da Omceo
Manipolare geneticamente le cellule del sistema immunitario per renderle capaci di riconoscere e attaccare il tumore. È quello che hanno fatto i medici e i ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesu' di Roma con un bambino di 4 anni, affetto da leucemia linfoblastica acuta, refrattario alle terapie convenzionali. Si tratta del primo paziente italiano curato con questo approccio rivoluzionario all'interno di uno studio accademico, promosso dal Ministero della Salute, Regione Lazio e AIRC. Ad un mese dall'infusione delle cellule riprogrammate nei laboratori del Bambino Gesu', il piccolo paziente sta bene ed e' stato dimesso: nel midollo non sono piu' presenti cellule leucemiche". Cosi' in un comunicato l'Ospedale pediatrico Bambino Gesu'.
"La tecnica di manipolazione delle cellule del sistema immunitario del paziente- spiega la nota- rientra nell'ambito della cosiddetta terapia genica o immunoterapia, una delle strategie piu' innovative e promettenti nella ricerca contro il cancro. I medici e i ricercatori del Bambino Gesu' hanno prelevato i linfociti T del paziente- le cellule fondamentali della risposta immunitaria- e li hanno modificati geneticamente attraverso un recettore chimerico sintetizzato in laboratorio. Questo recettore, chiamato CAR (Chimeric Antigenic Receptor), potenzia i linfociti e li rende in grado- una volta reinfusi nel paziente- di riconoscere e attaccare le cellule tumorali presenti nel sangue e nel midollo, fino ad eliminarle completamente".
Scoperta una nuova funzione dell’ormone luteinizzante, LH.
30 Mar 2017 Scritto da Università di Roma Tor Vergata
Il gruppo di ricerca dell'Università di Tor Vergata, guidato dalla Dr.ssa Francesca Gioia Klinger e coordinato dal Prof. Massimo De Felici ha scoperto una nuova funzione dell’ormone luteinizzante, LH, nella donna che potrebbe essere utilizzata per la preservazione della fertilità delle donne che si sottopongono a chemioterapia e prolungare la funzionalità dell’ovaio che termina con la menopausa. Fino ad oggi si pensava che le funzioni dell’LH, secreto dall’ipofisi, fossero nella donna in età fertile, l’induzione dell’ovulazione e il mantenimento del corpo luteo, necessario per le prime fasi di sviluppo dell’embrione. La ricerca in oggetto ha dimostrato che l’LH è in grado di difendere i follicoli primordiali (che contengono gli ovociti destinati ad essere ovulati e fecondati dopo un lungo processo di maturazione), dagli effetti deleteri di un noto chemioterapico, il cisplatino, utilizzato nelle terapie di diversi tipi di tumori, compresi quelli che più frequentemente colpiscono le donne, come il tumore della mammella. Di fatto, i ricercatori hanno trovato che mentre il trattamento con cisplatino distruggeva i follicoli primordiali e rendeva sterili topoline in età prepubere, quando il chemioterapico veniva somministrato insieme all’LH, la maggior parte dei follicoli primordiali non degenerava e le topoline raggiunta l’età adulta risultavano fertili. Il gruppo ha anche dimostrato che la causa della degenerazione dei follicoli è con ogni probabilità attribuibile ai danni che il cisplatino apporta al DNA dell’ovocita contenuto nei follicoli; l’LH stimolerebbe i meccanismi di riparo del DNA e allo stesso tempo bloccherebbe le vie di morte per apoptosi che il cisplatino attiva negli ovociti. Attraverso quali meccanismi l’LH svolga questa importante nuova funzione e se essa avvenga anche in ovaie umane, è quello che i ricercatori stanno attualmente investigando. Queste scoperte potrebbero portare allo sviluppo di una strategia di protezione della funzionalità ovarica più fisiologica per le giovani pazienti malate di cancro.
PATOLOGIE SISTEMA NERVOSO: I RICERCATORI DELL’UNIVERSITÀ DI ROMA “TOR VERGATA” SCOPRONO UN NUOVO MECCANISMO DI REGOLAZIONE DELLE CELLULE STAMINALI DEL CERVELLO.
18 Gen 2017 Scritto da Università Tor Vergata
I ricercatori dell’Università di Roma “Tor Vergata”, coordinati da Claudio Sette, docente di Anatomia Umana, hanno evidenziato il ruolo della proteina Sam68 nell’autorinnovamento e differenziamento delle cellule chiamate “progenitori neurali”, dalle quali si svillupano i neuroni adulti. Come si legge nello studio pubblicato su eLife, rivista scientifica open acces, la proteina Sam68 permette un corretto processamento del pre-mRNA, la molecola nella quale vengono copiate le istruzioni contenute in un gene. Il meccanismo descritto nello studio riveste un ruolo fondamentale nella regolazione dello sviluppo del sistema nervoso. Problemi relativi a questo processo determinano l’insorgenza di malattie sia neurologiche che neurodegenerative, come l’autismo o la sclerosi laterale amiotrofica. La scoperta di Sam68 permetterà di studiare se difetti nell’espressione o nel funzionamento di questa nuova proteina contribuiscono a patologie del sistema nervoso e, se così fosse, trovare il modo per contrastarli.
Tor Vergata: Chiariti i meccanismi molecolari alla base dell’azione di Omomyc, un polipeptide che interferisce con l’azione della proteina oncogenica Myc, inibendola
19 Dic 2016 Scritto da Università Tor Vergata
In collaborazione con il gruppo del Dott. Nasi, al CNR di Roma, Il gruppo della Prof.ssa Ciafrè ha chiarito i meccanismi molecolari alla base dell’azione di Omomyc, un polipeptide che interferisce con l’azione della proteina oncogenica Myc, inibendola. Lo studio si è specificamente svolto nel contesto delle cellule staminali cancerose del glioblastoma, un tumore cerebrale ad oggi incurabile, e ha rivelato che Omomyc è in grado di modificare la localizzazione di Myc sul genoma, con la contestuale inibizione delle principali caratteristiche tumorigeniche delle cellule staminali di glioblastoma, da tempo riconosciute come le iniziatrici del processo tumorigenico. I risultati ottenuti hanno aperto un’importante prospettiva sul funzionamento di Myc come fattore “apicale” della tumorigenesi del glioblastoma, e quindi sulle potenzialità terapeutiche offerte dalla sua inibizione tramite Omomyc o approcci analogamente mirati a destabilizzare l’azione di Myc. Questo studio è stato pubblicato sulla rivista EMBO reports (Galardi s., et al., Resetting cancer stem cell regulatory nodes upon MYC inhibition. EMBO Rep. 2016 Dec;17(12):1872-1889).
Altro...
Scienzaonline con sottotitolo Sciencenew - Periodico
Autorizzazioni del Tribunale di Roma – diffusioni:
telematica quotidiana 229/2006 del 08/06/2006
mensile per mezzo stampa 293/2003 del 07/07/2003
Scienceonline, Autorizzazione del Tribunale di Roma 228/2006 del 29/05/06
Pubblicato a Roma – Via A. De Viti de Marco, 50 – Direttore Responsabile Guido Donati