
Medicina (1284)
Categorie figlie
Droghe: l’anno della spice
01 Gen 2018 Scritto da Istituto di fisiologia clinica del Cnr (Ifc-Cnr) – Sezione di epidemiologia e ricerca sui servizi sanitariIl rapporto ‘Espad Italia’ sull’uso degli stupefacenti tra gli studenti conferma al primo posto la cannabis, seguita dalla ‘spice’ e dalle nuove sostanze psicoattive (Nps). In crescita l’uso di droga tra le ragazze, seppur con livelli di consumo inferiori ai coetanei maschi. Il documento è coordinato dall’Ifc-Cnr
Lo studio ‘Espad Italia’ dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr), descrive gli scenari e le tendenze presenti fra i giovani nel nostro paese riguardo all’uso delle sostanze stupefacenti e i comportamenti a rischio correlati: in particolare, le informazioni raccolte relativamente all’uso nel 2016 di alcol, tabacco e droghe tra gli studenti fra i 15 e i 19 anni ci dicono che il 32,9% dei ragazzi, poco più di 800mila, ha utilizzato almeno una sostanza psicoattiva illegale nel corso della propria vita (maschi 37,7%; femmine 28%), mentre il 25,9% (maschi 30,9%; femmine 20,7%, circa 650mila ragazzi) riferisce di averlo fatto nel corso dell’ultimo anno.
“La cannabis si conferma la sostanza psicoattiva illegale più diffusa.
Parkinson: individuata alterazione nella fase iniziale della malattia
27 Dic 2017 Scritto da Istituto di genetica e biofisica del Cnr di Napoli, Istituto Telethon di Pozzuoli, Fondazione Santa Lucia Irccs, Università di Perugia
L'alfa-sinucleina, verde, colonizza il corpo cellulare dei neuroni che producono dopamina, rosa, e ne distrugge le funzioni normali
La struttura modificata è quella che sovrintende all’apprendimento motorio e a determinarne l’alterazione è l’eccesso della proteina alfa-sinucleina, il cui accumulo porta poi in fase avanzata alla morte dei neuroni dopaminergici e alla manifestazione della malattia. La scoperta, opera di un team coordinato da Elvira De Leonibus di Igb-Cnr e Istituto Telethon, permette una diagnosi precoce e lo sviluppo di nuove terapie. Il lavoro è stato pubblicato su Brain.
Un team formato da Elvira De Leonibus, responsabile del Laboratorio di neuropsicofarmacologia dell’Istituto di genetica e biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche (Igb-Cnr) di Napoli e Faculty presso l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli, Barbara Picconi e Paolo Calabresi della Fondazione Santa Lucia Irccs e dell’Università di Perugia, ha scoperto un nuovo meccanismo di memoria cellulare attivato dall’apprendimento motorio, che viene alterato nelle fasi iniziali della malattia di Parkinson. Il lavoro, finanziato dalla Fondazione con il Sud e dal Miur, è stato pubblicato sulla rivista Brain. La memoria motoria è l’abilità attraverso cui impariamo a compiere azioni come scrivere, andare in bicicletta, suonare uno strumento, ed è caratterizzata da un apprendimento lento e progressivo che richiede tanto addestramento ma che, una volta acquisito, consente di compiere automaticamente i movimenti. Si sapeva già che la sede cerebrale dell’apprendimento motorio fosse il corpo striato, una struttura antica del cervello posta al di sotto della corteccia cerebrale. Non era chiaro, invece, come le cellule dello striato riuscissero a ricordare quanto già appreso e, partendo da lì, ad apprendere nuovi movimenti e a perfezionare quelli noti. “Nel nostro studio abbiamo scoperto, in modelli animali, che l’esercizio motorio lascia un segno per giorni nei neuroni dello striato”, spiega De Leonibus, coordinatrice del team di ricerca. “Se applichiamo uno stimolo elettrico ai neuroni dello striato di animali non addestrati, questi danno una risposta inibitoria; se lo stesso stimolo è applicato ad animali sottoposti alle prime sessioni di apprendimento, i neuroni rispondono eccitandosi e questo li rende riconoscibili e consente di perfezionare i movimenti appresi. Tuttavia, una volta che l’esercizio motorio viene acquisito alla perfezione e il movimento viene effettuato automaticamente, i neuroni tornano a dara una risposta inibitoria allo stimolo elettrico”.

Tiroide, da oggi più facile riconoscere le neoplasie
20 Dic 2017 Scritto da Istituto di struttura della materia di Roma (Ism-Cnr), Università Campus Biomedico di RomaUn team di ricercatori dell’Ism-Cnr e dell’Università Campus Biomedico di Roma propone un metodo basato sulla microscopia Raman di ultima generazione, per migliorare la diagnosi. Evitabile il 50% degli interventi diagnostici. Lo studio è pubblicato su Scientific Reports
L’Istituto di struttura della materia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ism-Cnr), in collaborazione con l’Università Campus Bio-Medico di Roma, la Thermo Fisher Scientific di Milano e con il contributo della Fondazione Alberto Sordi, ha recentemente pubblicato su Scientific Reports (gruppo Nature) i risultati di un’indagine riguardante un metodo per distinguere più efficacemente le neoplasie tiroidee benigne da quelle maligne.
“Il numero di pazienti affetti da noduli tiroidei è in costante crescita, con un aumento concomitante della diagnosi di tumore e degli interventi chirurgici, con asportazione totale della tiroide e conseguente terapia ormonale sostitutiva per un numero rilevante di pazienti. Tuttavia, secondo la recente letteratura scientifica, in una parte dei pazienti si potrebbero evitare soluzioni chirurgiche, in particolare per le lesioni follicolari della tiroide e, in alcuni casi, per i piccoli carcinomi. Si tratta di una questione di sanità pubblica su scala globale che coinvolge soprattutto i Paesi ad alto reddito e che ha spinto una rimodulazione delle linee-guida del settore”, spiega Julietta V. Rau, ricercatrice dell’Ism-Cnr e prima autrice dello studio: “Attraverso una tecnica combinata di microscopia e spettroscopia di ultima generazione (Raman) siamo riusciti a distinguere meglio e classificare i tessuti sani da quelli neoplastici e a discriminare le neoplasie follicolari tra forma maligna (carcinoma) e benigna (adenoma), con un’accuratezza diagnostica di circa il 90%. La tecnica utilizzata è già stata sperimentata per la diagnosi di altri tumori ed è in grado di attribuire specifiche caratteristiche biochimiche ai tessuti tiroidei osservati al microscopio”.
Immagine 1: morfologia fine delle cellule nervose nel cervello in vivo tramite imaging ad alta risoluzione con il sensore del cloro.
Ricercatori di Nano-Cnr e della Scuola Normale Superiore hanno sviluppato un metodo per misurare per la prima volta la concentrazione nelle cellule nervose dell’elemento che regola meccanismi inibitori ed eccitatori del cervello, dal cui equilibrio derivano deficit cognitivi e importanti patologie come autismo ed epilessia. Lo studio, pubblicato su Pnas, è stato realizzato con il supporto di Telethon. Raggiunto un risultato che la neurobiologia inseguiva da tempo: un metodo non invasivo per misurare il cloro nelle cellule cerebrali in vivo, fondamentale poiché deficit cognitivi e malattie come epilessia e autismo sono potenzialmente legati a difetti nella regolazione del cloro. A realizzare il nuovo sensore strumento, capace di misurare il valore del cloro nelle cellule nervose di un cervello vivente, l'Istituto Nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Nano-Cnr) e la Scuola Normale Superiore, in collaborazione con Istituto Italiano di Tecnologia e Università di Trento. Lo studio è stato realizzato con il supporto di un finanziamento Telethon e pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).
Il testamento biologico e' legge. Da consenso informato a Dat, ecco cosa prevede
15 Dic 2017 Scritto da Comunicato stampa Omceo
Con il si' dell'aula del Senato alle norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (Dat), arriva in Italia la legge sul testamento biologico. Rifiutare le terapie, comprese nutrizione e idratazione artificiali, diventa un diritto. Vietato l'accanimento terapeutico. Ok all'obiezione di coscienza per i medici che non vogliono staccare 'la spina'. La legge si divide in due parti: una piu' generale sul consenso informato sui trattamenti sanitari e una sulla compilazione delle Dat, attraverso le quali una persona potra' lasciare le sue volonta' circa le cure a cui essere sottoposto o da rifiutare quando non sara' piu' cosciente a causa di un incidente o una malattia. Per chi non lascera' disposizioni scritte ovviamente varra' l'alleanza di cura tra medico e paziente. Le norme erano state approvate dalla Camera il 20 aprile scorso e Palazzo Madama non le ha modificate. Il Registro nazionale delle Dat, che non era stato inserito per mancanza di coperture, potrebbe entrare nella Legge di bilancio.
CT scans of Egyptian mummies reveal oldest known cases of breast cancer and multiple myeloma
15 Dic 2017 Scritto da University of Granada
Image of the mummy obtained using the CT scanner (Patricia Mora).
An international team, including researchers from the UGR’s anthropology group led by Prof. Miguel Cecilio Botella López of the Department of Legal Medicine, Toxicology and Physical Anthropology, has discovered the world’s oldest known cases of breast cancer and multiple myeloma (a type of bone marrow cancer). The discoveries were made by conducting CT scans of two mummies found in the pharaonic necropolis of Qubbet el-Hawa in Aswan, Egypt. Following their thorough analysis of the mummies, the international research team has established that the woman with breast cancer died around 2000 B.C., while the man with multiple myeloma died around 1800 B.C. Both individuals belonged to the ruling classes (or at least to the wealthy classes) of the governing Egyptian families of Elephantine. The researchers employed computed tomography scanning techniques (CT scans) to analyse the mummies. CT scanning techniques provide better results than traditional methods, which invariably lead to significant loss of the mummy wrapping as well as to partial destruction of the dressing and the body itself. Moreover, tomography scanning techniques are more precise when it comes to ascertaining information about the insides of the mummies, as well as capturing minute details in the dressing and about the embalming techniques employed.
Biotestamento: garantire per legge la libertà di scelta del paziente è una conquista di civiltà.
15 Dic 2017 Scritto da Comunicato stampa Federconsumatori
Dopo mesi di ostruzionismo, è arrivato il via libera del Senato al provvedimento sul testamento biologico: si tratta di una vera e propria conquista di civiltà, poiché vengono finalmente riconosciute la possibilità di scegliere in anticipo quali trattamenti medici ricevere nel caso di gravi malattie e la libertà del paziente di rinunciare ad alcune terapie, in particolare alla nutrizione e all’idratazione artificiale. E’ un tema delicato e complesso a cui, purtroppo, non sempre viene riservato il rispetto adeguato: lo dimostra il dibattito che si è sviluppato attorno alla normativa, nell’ambito del quale abbiamo sentito parlare, con toni e termini a dir poco inopportuni, di “cultura della morte”, di “via italiana all’eutanasia”, di “legge barbarica” e di “abbandono terapeutico”. Come Federconsumatori sosteniamo con forza e convinzione che la libertà di scelta del cittadino debba essere tutelata al di sopra di qualsiasi preconcetto e posizione politica: proprio per questo è necessario vigilare con la massima attenzione sulla corretta applicazione della normativa, con particolare riguardo all’obiezione di coscienza.
Parte da Pescara l’allarme per i germi multiresistenti. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza
Proprio in questi giorni presentati all'ospedale civile di Pescara i primi incoraggianti risultati contro questi super-batteri: “Il tasso di resistenza sarà abbattuto dal 90 al 15%” afferma la dottoressa Frattari
Oggi è una vera priorità, presto sarà un'emergenza: si tratta delle resistenze batteriche agli antibiotici, una realtà che può rendere nel tempo le infezioni non curabili in modo efficace. Si tratta di una situazione molto rischiosa che potrebbe rendersi drammaticamente reale nei prossimi anni se non vengono presi subito tutti i provvedimenti che la scienza medica già oggi ci permette di assumere efficacemente. Ogni anno, infatti, nel mondo circa 700mila decessi sono causati dall’antibiotico-resistenza; l’uso smodato di antibiotici infatti ha vanificato i loro effetti e reso i batteri più resistenti, con trend in continua crescita e costi sempre più elevati.
Il grido di allarme è lanciato dagli specialisti della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive a livello nazionale, e da quelli della SIAARTI, la principale società scientifica che raccoglie gli Anestesisti-Rianimatori. Entrambe le società hanno concesso il loro patrocino ed incoraggiamento all’iniziativa dell'Ospedale Civile di Pescara, dove rianimatori ed infettivologi abruzzesi hanno dato vita il 1 e il 2 Dicembre a due importanti appuntamenti sul tema delle infezioni da germi resistenti e su quello ad esso correlato, ancora più urgente, del corretto uso degli antibiotici e degli antimicotici, che può giocare un ruolo molto rilevante nell’interrompere la selezione e la diffusione dei germi resistenti. Presente fra gli altri anche Marcello Tavio, (Ospedali Riuniti Ancona), presidente eletto SIMIT per il biennio 2019-2021.
Dalla genomica nuovi strumenti per la lotta alla malaria in Africa
11 Dic 2017 Scritto da Comunicato stampa "La Sapienza"
A tre anni dalla sua creazione, il Consorzio Internazionale “Anopheles gambiae 1.000 Genomes”, pubblica su Nature il primo importante risultato. Fondamentale il contributo del gruppo di Entomologia medica e molecolare di Sapienza Università e Istituto Pasteur Italia. 212 milioni di casi e 429.000 decessi, oltre il 90% dei quali nell’Africa sub-sahariana. I dati relativi alla malaria del 2015 parlano chiaro: sebbene nell’ultimo decennio l’incidenza dell’infezione a livello globale sia stata dimezzata, l’impatto delle strategie di prevenzione in Africa è stato modesto. Oggi, il Consorzio internazionale Anopheles gambiae 1.000 genomes (Ag1000G) – nato nell’ambito del Network internazionale sulla genomica ed epidemiologia della malaria (MALARIAGEN) proprio per porre rimedio a questo problema – presenta su Nature i risultati di uno studio che offre nuove importanti prospettive per lo studio e il controllo della malaria in Africa. A questo sforzo internazionale ha dato un fondamentale contribuito anche l’Italia, grazie alla partecipazione di Alessandra della Torre, Beniamino Caputo e Giordano Bottà, del Gruppo di Entomologia medica e molecolare del Dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive Sapienza e Istituto Pasteur di Roma.