Uno studio coordinato dall’Irgb-Cnr ha dimostrato l’efficacia sperimentale di un nuovo approccio terapeutico per il trattamento di disturbi cardiovascolari, che mima il comportamento delle particelle inquinanti quando attaccano il sistema cardiocircolatorio. La ricerca, condotta nell’ambito del progetto europeo ‘Cupido’, è pubblicata su Science Translational Medicine

Ricercatori dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica (Irgb) del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di scienza e tecnologia dei materiali ceramici (Istec) del Cnr di Faenza hanno messo a punto un approccio terapeutico innovativo e non invasivo per il trattamento dei disturbi cardiovascolari, ad oggi la prima causa di morte nel mondo. Il metodo, descritto su Science Translational Medicine, è basato sull’inalazione di nanoparticelle ‘caricate’ con farmaci capaci di arrivare rapidamente al cuore. La ricerca è stata condotta nell’ambito di ‘Cupido’, progetto europeo di cui il Cnr è coordinatore, che ha lo scopo di individuare nuove soluzioni terapeutiche basate sulle nanotecnologie in ambito cardiovascolare.

 


La legge sul biotestamento e' stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio. Di seguito l'analisi del testo articolo per articolo: Articolo 1 (Consenso informato) Detta detta le linee generali di disciplina del consenso informato, prevedendo che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge. Viene richiamato il rispetto dei principi di cui agli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione e di cui agli articoli 1 (Dignita' umana), 2 (Diritto alla vita) e 3 (Diritto all'integrita' della persona) della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Viene promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico, che trova il suo presupposto e atto fondante nel consenso informato nel quale si incontrano l'autonomia decisionale del paziente e la competenza l'autonomia professionale e la responsabilita' del medico. Nella relazione di cura vengono coinvolti se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari, o la parte dell'unione civile, o il convivente oppure una persona di sua fiducia.

 

 

Il cervello umano usa i segnali che gli giungono dai sensi per adeguare a essi i comportamenti: per esempio, affrettarsi a spegnere il fornello quando si sente che dall'arrosto arriva odore di bruciato. Nelle persone affette da malattie neurologiche o psichiatriche come ictus, sclerosi multipla, schizofrenia, questi meccanismi sono compromessi e l'elaborazione dei segnali sensoriali in arrivo e' alterata a causa di distorsioni nella comunicazione nelle reti neuronali. Una via per ristabilire il normale funzionamento e' stata studiata dai ricercatori dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazione delle ricerche (Istc-Cnr), che hanno messo a punto una nuova tecnica di stimolazione elettrica non invasiva e personalizzata, la stimolazione transcranica neurodinamica individuale (tIDS), in grado di modificare l'eccitabilita' della regione target, con efficacia superiore ai metodi oggi in uso. Lo studio, realizzato con il contributo del Servizio di statistica medica della Fondazione Fatebenefratelli-Isola Tiberina, e' stato pubblicato sulla rivista Journal of Neuroscience.


OGGI POSSIAMO MIGLIORARE LA SOPRAVVIVENZA E LA QUALITÀ DI VITA

Il 30% dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio metastatico. L’importanza della prevenzione: sotto accusa dieta scorretta e fumo. Ora disponibile anche nel nostro Paese una nuova terapia mirata.
Ogni anno in Italia 3.400 nuove diagnosi di tumore del rene, il 25% del totale (13.600), sono riconducibili al sovrappeso. Un fattore di rischio ancora sottostimato dagli italiani visto che il 31,7% della popolazione ha problemi con la bilancia e il 10,5% è obeso. Una sottovalutazione che può portare a gravi conseguenze, infatti il 30% dei pazienti arriva alla diagnosi in stadio avanzato metastatico. Finora per questi malati le possibilità di trattamento erano scarse, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione degli scenari terapeutici, approfonditi oggi in un incontro con i giornalisti a Milano. “In questa neoplasia la chemioterapia e la radioterapia si sono dimostrate, storicamente, poco efficaci – spiega il dott. Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia Medica genitourinaria della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Per i pazienti con neoplasia in fase metastatica, i farmaci a bersaglio molecolare hanno permesso di allungare la sopravvivenza di oltre due anni. Queste terapie sono caratterizzate da un comune denominatore: svolgono un’azione ‘anti-angiogenica’, hanno cioè la capacità di inibire la formazione di nuovi vasi sanguigni. Questa azione interferisce con lo sviluppo del tumore che, per crescere, ha bisogno di ossigeno, di sangue e di nuovi vasi sanguigni che lo irrorino”.


 Ricercatori e medici dell'Universita' Cattolica, sede di Roma e della Fondazione Policlinico A. Gemelli hanno scoperto che gli spermatozoi sono capaci di 'odorare' poiche' possiedono numerosi recettori olfattori simili a quelli contenuti nella mucosa olfattiva del naso che servono a riconoscere e distinguere gli odori. Presenti sulla superficie dello spermatozoo, questi recettori svolgono un importante ruolo sia nella maturazione, sia nell'attivazione spermatica e nel processo di fecondazione dell'ovocita. È il risultato dello studio coordinato dal Professor Alfredo Pontecorvi, direttore dell'Istituto Scientifico Internazionale 'Paolo VI' - Isi e dell'Area di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo del Policlinico A. Gemelli di Roma, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Endocrinology. I recettori olfattori sono espressi anche in sedi differenti rispetto alla mucosa olfattiva e precedenti studi gia' avevano riportato l'espressione del recettore olfattorio 'hOR17-4' sulla superficie degli spermatozoi, ipotizzando un suo ruolo nell'attivazione dello spermatozoo a fecondare l'ovocita. Odoranti sintetici ed estratti floreali sono anche in grado di attivare tale recettore. "Nel nostro studio, svolto in collaborazione con il professor Massimo Castagnola e i ricercatori dell'Istituto di Biochimica e Biochimica Clinica dell'Universita' Cattolica, l'applicazione di moderne piattaforme di proteomica (per studiare le proteine umane)- spiega il professor Pontecorvi- ha consentito di identificare ben otto differenti recettori olfattori presenti come frammenti nel liquido seminale ed espressi sulla superficie dello spermatozoo, nei tubuli seminiferi del testicolo e nell'epididimo. I nostri dati evidenziano inoltre un ruolo importante per questi recettori poiche' essi consentirebbero allo spermatozoo di 'fiutare' le sostanze chimiche rilasciate dall'ovocita e di dirigersi verso di esso allo scopo di fecondarlo", aggiunge Pontecorvi, professore Ordinario di Endocrinologia all'Universita' Cattolica.

 
L'Onu per l'ambiente e l'Oms hanno concordato una nuova collaborazione ad ampio raggio per accelerare l'azione per limitare i rischi per la salute ambientale che causano circa 12,6 milioni di morti l'anno. A Nairobi, Erik Solheim, a capo del Dipartimento ambiente dell'Onu, e Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, hanno firmato un accordo per intensificare le azioni comuni per combattere l'inquinamento atmosferico, i cambiamenti climatici e la resistenza antimicrobica e per migliorare il coordinamento gestione dei rifiuti e dei prodotti chimici, qualita' dell'acqua e problemi alimentari e nutrizionali. La collaborazione comprende anche la gestione congiunta della campagna di advocacy BreatheLife per ridurre l'inquinamento atmosferico per ottenere benefici climatici, ambientali e sanitari. Si tratta dell'accordo formale piu' significativo in oltre 15 anni di azione congiunta su tutto lo spettro delle questioni ambientali e sanitarie.

 

La ricerca sull'Alzheimer va avanti e la patologia non diventera' orfana di cure. Per gli 800mila pazienti italiani, in tutto 3 milioni di persone contando anche i familiari dei malati, un nuovo trattamento promette di bloccare i sintomi iniziali del disturbo, ritardando l'avanzamento della malattia. Un intervento innovativo che agisce sul controllo della neuroinfiammazione e del connesso stress ossidativo localizzato, rallentando il loop di sofferenza neuronale e l'esordio conclamato della patologia. "Sulla malattia di Alzheimer la ricerca sta facendo grandi progressi e in questo senso il controllo della neuroinfiammazione costituisce la punta di diamante, un filone di grandissimo interesse che e a breve dara' importanti risultati- spiega Carlo Caltagirone, professore di neurologia all'Universita' di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Fondazione Santa Lucia- Alcune molecole che agiscono come mediatori nei sistemi endocannabinoidi, come la PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), si stanno rivelando promettenti nella riduzione dell'infiammazione e del contemporaneo controllo dello stress ossidativo localizzato e quindi nel ritardo dell'avanzamento della malattia".

Il presidente prof. Calzavara Pinton: “Bisogna educare i cittadini alla prevenzione spiegando come proteggersi dai raggi solari in modo corretto. Ma sappiamo che anche l’inquinamento e l’invecchiamento della popolazione giocano un ruolo chiave”

“Cheratosi attinica, carcinomi spinocellulari, carcinomi basocellulari (basaliomi) e melanomi sono in continua crescita. Nel 2016, in Italia, sono stati registrati quasi 180mila nuovi casi di carcinoma basocellulare - la forma di cancro della pelle più frequente e meno aggressiva - ma il numero è sottostimato perché la registrazione di nuovi casi spesso non viene fatta. Secondo le statistiche quindi, nel nostro Paese, una persona su cinque svilupperà nella vita un basalioma. Tra le cause di questo fenomeno, l’esposizione al sole non controllata, l’uso di prodotti solari non idonei, l’inquinamento ambientale e l’invecchiamento generale della popolazione.” È quanto afferma il prof. Piergiacomo Calzavara Pinton, Direttore del Dipartimento di Dermatologia all’Università di Brescia e Presidente SIDeMaST, (Società Italiana di Dermatologia medica e chirurgica, estetica e di Malattie Sessualmente Trasmesse) in occasione della seconda giornata del 3° Corso Europeo di Fotodermatologia interamente dedicata alla comprensione delle cause dei tumori della pelle, alla loro terapia e prevenzione con la fotoprotezione. 

 


I TEST GENETICI PER PREVENIRE LA MALATTIA NELLE DONNE A RISCHIO”

Stefania Gori, presidente AIOM: “Essere portatrice di una mutazione dei geni BRCA1/2 comporta una maggiore probabilità, ma non la certezza di ammalarsi”. Fabrizio Nicolis, presidente Fondazione AIOM: “Le strategie a disposizione spaziano dalla sorveglianza intensiva alla chirurgia profilattica”

La nuova frontiera della prevenzione dei tumori passa dai test genetici. In particolare la mutazione di due geni, BRCA1 e BRCA2, aumenta il rischio di sviluppare le neoplasie della mammella e dell’ovaio. Per sensibilizzare tutti i cittadini sull’importanza di sottoporsi allo screening genetico in presenza di precedenti casi di queste due neoplasie in famiglia, Fondazione AIOM e AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) hanno realizzato un opuscolo che sarà distribuito in tutte le oncologie italiane. “Si stima infatti che il 5-10% dei tumori della mammella e il 10-20% delle neoplasie dell’ovaio siano dovuti a una predisposizione ereditaria, riconducibile in particolare alle mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 – sottolinea Stefania Gori, presidente nazionale AIOM -. La probabilità di trasmettere ai figli queste mutazioni è del 50%. Va sottolineato che esserne portatori comporta una maggiore probabilità, ma non la certezza di ammalarsi. Non si eredita cioè il tumore, ma il rischio di svilupparlo. Se nel nucleo familiare si sono verificati più casi di tumore alla mammella o all’ovaio, soprattutto se insorti in giovane età, è importante rivolgersi a un centro specializzato. Una consulenza di carattere onco-genetico permette di pianificare un percorso di prevenzione e di cura mirato ed efficace”. Le donne che ereditano la mutazione di BRCA1 hanno una probabilità del 57% di ammalarsi di tumore alla mammella e del 40% di sviluppare un tumore ovarico nel corso della vita.

Per anni si e' pensato che la causa della morte di un bambino vissuto circa 500 anni fa, il cui corpo fu imbalsamato e conservato nelle arche sepolcrali della Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, fosse il vaiolo. Oggi, un team internazionale di ricercatori della McMaster University di Hamilton in Canada, diretto da Hendrik Poinar, e della Divisione di Paleopatologia dell'Universita' di Pisa, costituito da Gino Fornaciari e Valentina Giuffra, ha appurato che il bambino era portatore del virus dell'epatite B, gettando nuova luce su un agente patogeno complesso e mortale, che uccide quasi un milione di persone ogni anno. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista online 'Plos Pathogens'.

Nel corso delle missioni esplorative dell'Universita' di Pisa nella Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli, dirette dal professor Gino Fornaciari negli anni '80-'90, fu ritrovata la mummia intatta di un bambino di due anni che indossava ancora la veste monastica dell'Ordine Domenicano, grazie alla quale i ricercatori hanno ottenuto il sequenziamento completo del genoma di un antico ceppo del virus dell'epatite B (HBV). "Mentre in genere i virus si evolvono molto rapidamente, e' stato visto che questo antico ceppo di Hbv e' mutato poco negli ultimi 450 anni- spiega il professor Fornaciari- È stata infatti rilevata una stretta relazione tra i ceppi antichi e moderni di epatite B: entrambi mancano di quella che e' nota come 'struttura temporale'".

 

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