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Piante del Marocco: la Thuya

Una delle piante più diffuse del nord Africa è la Tetraclinis articulata, o ginepro articolato, meglio conosciuta come Thuya [1].  Fa parte della famiglia delle Cupressaceae ed è una conifera sempreverde endemica della regione occidentale del Meditarraneo. E' il simbolo nazionale di Malta, dove è chiamata col nome arabo Arar. Preferisce il clima caldo e asciutto e si adatta bene su tutti i tipi di terreni, da quelli marittimi fino a 1.600 metri di altitudine, l'importante è che sia esposta all'influsso del mare.


In Marocco è presente soprattutto sulla catena montuosa dell’Anti Atlante, sul massiccio dello Djebel Azemour e sull’altipiano del Rif. Di solito cresce vicino ad altre specie endemiche come la Ceratonia siliqua, l'Olea europea, la Phillyrea media, l'Osyris lanceolata, la Pistacia atlantica, il Jasminum fruticans, la Clematis cirrhosa, ma anche piante tipiche della macchia mediterranea come rosmarino, pino d'Aleppo, Argan, lavanda, erica, acacia ed euforbia. E' una delle poche conifere cedue, ossia capaci di rigenerarsi dopo essere state tagliate: una forma di adattamento che la rende preziosa in caso di incendio o di assalti da parte di animali migratori.

La Thuya è una pianta dalle mille risorse: i frutti, i rami e le foglie sono ottimi coloranti naturali impiegati nell'industria conciaria; il legno, molto aromatico, è ricavato dai polloni, escrescenze arboree che si formano alla base del tronco degli esemplari più vecchi. Dalla pianta si ricava anche una resina, la sandracca (in arabo "tiffiza n-âzuka), usata per produrre vernici e lacche e per conservare i dipinti. I polloni forniscono un legno pregiato caratterizzato da scintillanti venature dorate. Per questo motivo è molto apprezzato dagli ebanisti che ne ricavano tavoli, credenze e piccoli oggetti ornamentali. Il legno di Thuya è rinomato fin dall'antichità e pare che i Romani facessero incetta di questo materiale prezioso. Purtroppo lo sfruttamento intensivo della Thuya ha spinto commercianti senza scrupoli a sradicare intere foreste del Maghreb per vendere il legname agli ebanisti d’oltremare. Oggi questa specie arborea è protetta da leggi severe che ne regolano il mercato e vietano l'esportazione del legno.

I principali centri per la lavorazione dei polloni sono Rabat, Algeri e Tunisi, ma la città più rinomata è Essaouira, sulla costa atlantica del Marocco, a 200 Km da Agadir, poiché nel suo entroterra crescono i più begli esemplari  di Thuya. Questa città di mare, con i suoi bianchi bastioni sferzati dal vento e dalle ali di gabbiano, alla fine degli anni’60 ha ospitato pop star del calibro di Jimi Hendrix, Frank Zappa e Leonard Cohen, diventando meta cult di una variopinta comunità hippy. Qui gli artigiani locali, abili cesellatori, usano tecniche di lavorazione del legno d’ispirazione siriana e trasmettono la propria arte di padre in figlio. Per valorizzare la naturale bellezza di questo legno duro e aromatico, dalle tonalità rosse, calde e avvolgenti, aggiungono madreperla, fili d'argento e inserzioni di legno d'ebano e limone. L'ebano, troppo costoso, è spesso rimpiazzato con un legno ricavato dall'acacia gommifera proveniente dal sud-ovest del Marocco.

L'artigianato marocchino utilizza un’ampia varietà di legni: pino, noce, acacia, mandorlo, olivo, tamarindo, sughera, abete della Numidia, ma la Thuya e il cedro del Libano sono la punta di diamante di questo fiorente mercato. La lavorazione della Thuya è un'arte molto antica, ma l'utilizzo dei polloni per creare oggetti ornamentali risale solo al 1924. Tra le lavorazioni più belle ci sono gli strumenti musicali della tradizione maghrebina. Il legno più pregiato della pianta è quello che proviene dalle radici dell'albero; purtroppo, essendo sotto terra, è anche la parte più soggetta a deterioramento a causa della pioggia e dei sassi che provocano fissurazioni e porosità. Gli esemplari integri, però, offrono agli artigiani una magnifica materia prima.
 
Il processo di lavorazione della Thuya è molto delicato e richiede una notevole abilità. Per decorarla l’artigiano spesso inserisce altri legni di forme geometriche diverse. Di solito si utilizza quello di limone, che viene annerito attraverso un particolare processo: dopo averlo tagliato in liste di mezzo centimetro o un centimetro l’una, viene immerso in olio bollente e  lasciato cuocere a fuoco vivace per alcune ore finché non cambia colore sia dentro che fuori. Al termine della lavorazione il legno è pronto per essere pulito e lucidato con una speciale miscela di oli, cere, gommalacca e alcool, che l’artigiano spalma con cura sulla superficie dell’oggetto fino a quando il disegno, le venature e i riflessi dorati della Thuya non risaltano perfettamente.   

Note:
[1] La Tetraclinis articulata (Vahl) Masters 1892 è comunemente conosciuta con il nome di Thuya o Tuya, che però non va confuso con la Thuja (Thuja, L. 1753), un’altra conifera della famiglia delle Cupressaceae, ma diffusa solo in Nord America, Cina e Giappone.

Riferimenti bibliografici
Bellakhdar, Jamal “Le Maghreb a travers ses plantes”, Editions Le Fennec 2003

 

 

Veronica Rocco

Ultima modifica il Lunedì, 31 Agosto 2009 08:17
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