Ambiente

Ambiente (631)

Mappa globale della scarsità idrica. In verde e blu sono riportate le zone che presentano scarsità idrica di tipo fisico dovuta alla mancanza di precipitazione (verde) o di acqua di irrigazione (blu), in fuxia sono rappresentate le zone che presentano una scarsità idrica di tipo economico.



Un recente studio mostra che l’espansione sostenibile dell'irrigazione su terreni agricoli con scarsità d'acqua economica potrebbe produrre cibo per 800 milioni di persone.

Un gruppo di scienziati italiani del Politecnico di Milano, della University of California di Berkeley e dell'Università di Amsterdam ha pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista Science Advances uno studio sulla geografia globale della carenza idrica per agricoltura che rileva come ci sarebbe abbastanza acqua disponibile localmente per espandere l'irrigazione su 140 milioni di ettari di terreni agricoli ad oggi non irrigati per ragioni di natura socio economica, e che l'espansione sostenibile dell'irrigazione su queste terre potrebbe aumentare la produzione di cibo per alimentare 800 milioni di persone.

Lo studio è disponibile qui:
https://advances.sciencemag.org/content/6/18/eaaz6031/tab-pdf


Con la Strategia Farm to Fork presentata oggi la Commissione Europea avvia il percorso per una transizione ecologica dell’agricoltura europea in sintonia con il Green Deal, la riforma della PAC post 2020 dovrà essere coerente e sostenere obiettivi ambientali e sociali più ambiziosi per una maggiore sostenibilità della nostra agricoltura.

La Commissione Europea ha reso nota oggi la sua Strategia “Farm to Fork” (F2F) [dal campo alla tavola]. La Coalizione #CambiamoAgricoltura plaude all’iniziativa della Commissione UE per avviare la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile. Adesso è necessario concentrare gli sforzi sugli strumenti per la sua concreta applicazione, a partire dalla riforma della Politica Agricola Comune post 2020.

Il documento “A Farm to Fork Strategy” presentato oggi a Bruxelles dalla Commissione Europea è il primo vero tentativo di politica agroalimentare integrata, un fatto positivo perché si colloca, giustamente, al centro del Green Deal accogliendo il principio che alimentazione, ambiente, salute e agricoltura sono materie strettamente connesse. Il documento, con approccio certamente innovativo, dichiara che “i sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta” e che “la sostenibilità deve ora diventare l'obiettivo chiave da raggiungere”.


Il clima contribuisce a determinare dove e quando può nascere un oceano.


Attraverso l’erosione delle catene montuose, il clima è in grado di influenzare l’attività vulcanica e la risalita di magma che avviene in corrispondenza della separazione di due continenti, dove l’assottigliamento e la rottura della litosfera fanno spazio alla nascita di un oceano.

A dimostrare che la produzione di magma può raddoppiare o dimezzarsi in funzione dell’erosione è un recente studio condotto da Pietro Sternai, geologo del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca attraverso lo sviluppo e l’applicazione di modelli numerici di ultima generazione. Il lavoro, dal titolo “Surface processes forcing on extensional rock melting”, è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature.



DA OGGI RIAPRONO LE OASI

Comincia oggi la settimana di avvicinamento alla Giornata delle Oasi, il tradizionale appuntamento con le aree naturali protette gestite direttamente dal WWF Italia che quest’anno si svolgerà il 24 maggio. E comincia con una buona notizia perché diverse oasi del WWF, con tutte le accortezze del caso e con protocolli che assicurino la sicurezza dei visitatori, durante la settimana riapriranno al pubblico. Le riaperture saranno contingentate e quindi le visite dovranno essere prenotate. Come? Basta cercare sul nostro sito il numero di telefono o l’indirizzo email dell’Oasi che si intende visitare e concordare direttamente la visita.


NUOVE REGOLE PER LE VISITE

All’interno di ogni Oasi si troverà una cartellonistica dedicata al COVID-19. Inoltre prima della visita i visitatori saranno informati puntualmente sulle regole da seguire per la visita. La mascherina va obbligatoriamente indossata all’ingresso della visita e quando non si è sicuri di poter mantenere la distanza di sicurezza, fatta salva ovviamente l’obbligatorietà dell’uso in alcune Regioni (vedi Lombardia). Per la visita il distanziamento sociale raccomandato è di 3 metri, ma reso obbligatorio entro i due metri e va limitato all’indispensabile il contatto con le superfici comuni (tavoli, ringhiere, maniglie) e il contatto con gli oggetti in esposizione. Viene garantito il lavaggio delle mani, con acqua e sapone per almeno 20 secondi, oppure con soluzioni idroalcoliche o altri disinfettanti per le mani. Per garantire il distanziamento sociale gli ingressi saranno contingentati e distanziati nel tempo sulla base della grandezza dell’area e della sentieristica. Le visite saranno a numero chiuso sulla base della grandezza dell’area. Il distanziamento tra persone non dovrà essere mai inferiore ai 3 metri e la sentieristica è organizzata in modo da evitare strettoie, garantire la distanza di sicurezza e individuare ampie aree di sosta. Ovviamente sarà garantita la piena sicurezza anche per gli operatori.

 



Costruiamo insieme il Mondo che Verrà. È questo il titolo della grande consultazione lanciata oggi dal WWF Italia che attraverso il proprio sito web e canali social chiede a tutti i cittadini di esprimere la propria opinione sul mondo da costruire una volta che l’emergenza sanitaria legata al contagio da COVID-19 sarà superata.

La pandemia contro cui tutto il Pianeta sta lottando ha messo in evidenza le nostre fragilità, cambiando le nostre certezze, le nostre relazioni sociali e il nostro modo di lavorare. Ha stravolto la nostra economia e la nostra società. La strada che sceglieremo per affrontare la crisi conseguente a questa emergenza sarà fondamentale non solo per costruire un futuro di benessere sostenibile, ma anche per prevenire ulteriori futuri drammi sanitari .
La scienza ci dice che malattie come il COVID-19, che mettono in pericolo la nostra salute e le nostre società, sono collegate al traffico di specie, alla distruzione degli ecosistemi e al nostro impatto sulla biosfera. Questo aspetto è stato approfondito nel report Pandemie, l’Effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi da cui emerge un legame molto stretto tra le malattie che stanno terrorizzando il Pianeta (non solo il COVID-19) e le dimensioni epocali di consumo di natura che la Terra sta subendo e che ogni anno cresce a ritmo forsennato.


Ecco perché, oggi, è necessario scegliere la strada da percorrere per un benessere davvero sostenibile, equo e in armonia con la natura. Per questo la campagna “Il mondo che verrà” chiede a tutte le persone di esprimere la propria opinione, la propria visione, le proprie speranza con un messaggio, una proposta da postare su QUESTO SITO


 

Uno dei pregi dell'archeologia è quello di dare corpo alla storia dando nuova vita ai reperti trovati dagli studiosi nel corso delle loro campagne di scavo. Quanto sia vero lo dimostra lo “Scavo Archeologico subacqueo della Battaglia di Capo Noli di una scialuppa Napoleonica del 1795”.

La battaglia di Noli merita qualche approfondimento storico soprattutto per l'illustre personaggio che ne uscì vittorioso. All'inizio del marzo 1795, alcune navi francesi salpano da Tolone in direzione della Corsica ma vengono raggiunti dall'avanguardia della flotta inglese costituita dalla fregata Incostant e dall'Agamemnon di Orazio Nelson che sorprendono il vascello francese Ca Ira, rimasta indietro. Il giorno successivo, gravemente danneggiata, la Ca Ira viene raggiunta dalla nave francese Censeur. Le due unità diventano quindi facile bersaglio per gli inglesi: il 14 marzo del 1795 Nelson ingaggia la battaglia di Capo Noli attaccando coraggiosamente la nave francese di classe superiore Ca Ira, impedendo lo sbarco delle truppe francesi in Corsica. Alla fine i francesi saranno costretti alla fuga lasciando agli inglesi la Censeur che viene data alle fiamme mentre la Ca Ira, ridotta ad un pontone con 3 metri di acqua nella stiva, viene catturata. E' la prima importante vittoria del capitano Nelson, futuro ammiraglio e eroe nazionale d'Inghilterra.

 

 

Domenica 10 maggio sarà la Festa della Mamma: un giorno speciale, per celebrare il duro lavoro che ogni madre svolge nella cura dei propri figli. Noi umani siamo solo una delle tante specie al mondo in cui il ruolo della mamma è fondamentale per proteggere, nutrire e crescere i piccoli. Nel regno animale, infatti, sono molte le specie che hanno un rapporto forte e duraturo con i propri cuccioli. Gli adattamenti sono davvero tanti e differenti. Anche tra gli animali che svolgono una vita prettamente solitaria, il legame tra madre e figli appare quasi sempre unico, mentre altre specie invece crescono i piccoli all’interno di una vera e propria società. Ovviamente poi esistono specie che, in maniera simile agli umani, crescono i figli in coppia.


Le mamme solitarie


Gli Oranghi, ad esempio, in natura fanno una vita semi-solitaria: trascorrono la maggior parte del loro tempo appesi agli alberi, muovendosi rapidamente tra i rami. Gli unici oranghi che condividono la propria quotidianità con altri simili sono proprio le femmine con i loro cuccioli. Nei primi due anni di vita, i piccoli di orango si affidano totalmente alle loro madri, sia per nutrirsi che per spostarsi. Le mamme non abbandonano i loro cuccioli fino ai sei o sette anni, età in cui i cuccioli saranno autosufficienti per procacciarsi il cibo da soli, e avranno appreso dalla madre anche i trucchi per costruire il loro rifugio per dormire. A volte, anche negli anni successivi i giovani oranghi non si allontanano dalla madre, restando non distanti dal nucleo familiare che li ha cresciuti. Alcune femmine di orango, una volta diventate autonome, non si dimenticano di fare visita alla loro dolce mamma, e la vanno a trovare fino all’età di 15 o 16 anni.


Il Parco nazionale dell'Asinara e la sua fauna interstiziale delle spiagge


Uno studio pubblicato su Communications Biology, coordinato dall’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr, in collaborazione con il Parco nazionale dell’Asinara e varie università, dimostra, usando tecniche di ecologia molecolare, che la sabbia delle spiagge, apparentemente sterile, ospita in realtà una sorprendente diversità faunistica costituita da una miriade di microscopici e bizzarri animali, la meiofauna, la cui esistenza può essere minacciata dai turisti che semplicemente camminano sulla sabbia

Taluni parchi e aree marine protette mantengono alcune spiagge completamente chiuse all’accesso di turisti a tutela della conservazione dell’ambiente e a danno delle attività turistiche, spesso fulcro dell’economia locale delle aree protette. La risposta sulla vantaggiosità e necessità di tale limitazione arriva da uno studio internazionale pubblicato sulla rivista Communications Biology e coordinato dall’Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irsa), in collaborazione con il Parco nazionale dell’Asinara, l’Istituto di biomembrane, bioenergetica e biotecnologie molecolari (Cnr-Ibiom), l’infrastruttura LifeWatch Italia, le Università di Sassari, di Modena e Reggio Emilia ed altre straniere.



Ecco le lezioni che dobbiamo imparare dalla pandemia Covid-19: “Un nuovo patto tra l’uomo e la natura”

“L’epidemia da Coronavirus non si sarebbe mai diffusa se 17 anni fa, dopo la SARS, i cinesi avessero chiuso i mercati di animali selvatici vivi. Le soluzioni migliori sono quelle sociali”. Parola di Jared Diamond, biologo, antropologo, geografo, linguista e ornitologo americano, membro dell’Accademia delle Scienze USA e vincitore del Premio Pulitzer con “Armi acciaio e malattie”, che il WWF ha intervistato nei giorni scorsi. “I progressi della scienza e della tecnologia da soli non bastano per fermare le epidemie. Ci vorrà forse un anno per il vaccino, il problema è sociale e la soluzione sarà sociale”.

Il WWF ha chiesto a Diamond - che parla 13 lingue tra cui l’Italiano e che nel suo ultimo viaggio in Italia ha visitato le Oasi del WWF - quali sono gli errori che abbiamo fatto e non dovremo ripetere nel dopo pandemia. “Il primo errore è stato quello di non bloccare subito gli incontri tra le persone. Trump ha pensato all'inizio che l'epidemia non fosse così grave, e noi americani non abbiamo da subito attuato un distanziamento fisico. Il secondo errore è continuare a mettere in atto comportamenti che favoriscono la diffusione delle malattie trasmesse dagli animali selvatici all’uomo. Sono stati i mercati aperti in Cina a spianare la strada al virus Covid-19. Questi poi sono stati chiusi, ma resta ancora aperta la strada di trasmissione rappresentata dal commercio di animali per la medicina tradizionale. Se questo traffico rimarrà aperto continuerà la diffusione di malattie dagli animali all’uomo”.

 

Uno studio dell’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac), pubblicato su Atmosphere, analizza la possibile correlazione tra l’inquinamento dell’aria e la diffusione e la mortalità del Covid-19, evidenziando le conoscenze scientifiche attuali, possibili conclusioni e ambiti di approfondimento

La diffusione in tutto il mondo del Covid-19 sembra chiaramente presentare, nei diversi focolai, notevoli differenze in termini di tassi epidemici e di mortalità. Queste differenze sollevano importanti questioni relative all'influenza dei fattori atmosferici, naturali come la temperatura e l’umidità o antropici come l’inquinamento, sulla così elevata trasmissibilità e differenza di mortalità della malattia. La complessità dell'argomento lo rende lungi dall'essere risolto, molti aspetti della questione richiedono ulteriori approfondimenti con approcci multidisciplinari e competenze diverse. Queste domande sono insomma “open challenges” per le attuali attività di ricerca.

Un lavoro pubblicato sulla rivista scientifica Atmosphere dall’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima
del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isac) di Lecce e Roma sull’interazione tra inquinamento dell’aria e Covid -19 analizza le attuali conoscenze scientifiche al riguardo, mettendo in evidenza i dati noti, le conclusioni che se ne possono trarre e gli aspetti che necessitano di ulteriori studi per una migliore comprensione.

 

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