
Ambiente (653)
Il carbone è il peggiore tra i combustibili fossili, sia per la salute che per l'ambiente
Il WWF accoglie con grande favore la conferma formale da parte del Ministero dell’Ambiente che la centrale a carbone di La Spezia dovrà cessare la sua attività entro il 2021.
Il fatto che il Ministero, nella lettera inviata al comune della città ligure, ribadisca con fermezza che "il decreto di riesame dell'Aia D.M. 351 del 6 dicembre 2019 è ad oggi pienamente vigente e pertanto resta valida la prescrizione che prevede la cessazione dell'utilizzo del carbone al 2021, per l'unico gruppo ancora in esercizio nella centrale di La Spezia", fornisce un messaggio chiaro del fatto che occorre rispettare le procedure ambientali e, di fatto, andare a chiudere gli impianti termoelettrici a carbone non più rispondenti alle prescrizioni delle procedure ambientali stesse.
WWF auspica che questo pronunciamento non venga ostacolato da altri dicasteri in base a supposte carenze di rete, dal momento che in Liguria c’è già un gruppo da quasi 800MWe funzionante di un’altra centrale a gas (Vado Ligure) che lavora a scartamento ridotto (ha prodotto appena 1.900 GWh/anno quando ne avrebbe potuti produrre oltre 5.000).
In natura corteggiamento fra gli animali è uno spettacolo in più
GLI SVASSI E LA DANZA DEL PINGUINO
Oasi WWF Le Cesine
Il periodo degli amori, dalla fine dell’inverno all’inizio dell’estate, è senz’altro il più indicato per osservare questo meraviglioso uccello: entrambi i partner sfoggiano una magnifica livrea nuziale che avevano dismesso durante la brutta stagione. Dorso bruno, collo e parti inferiori bianche, due ciuffi auricolari neri e una vistosa gorgiera, una specie di largo collare marrone e nero, fanno dello svasso maggiore uno degli uccelli più eleganti della nostra avifauna.
Il rituale di corteggiamento è tra i più spettacolari del mondo animale e consiste in una serie di posizioni sull’acqua che raggiungono il culmine nella cosiddetta “danza del pinguino” (weed dance): dopo un’immersione, i due svassi riemergono con un ciuffo di alghe o di piante acquatiche nel becco e si avvicinano fino a impennarsi, battendo velocemente le zampe, petto contro petto, scambiandosi talvolta gli stessi vegetali del becco. Stabilito il legame di coppia, il nido consiste in una piattaforma galleggiante di alghe e vegetazione ripariale, spesso ancorato vicino alle rive, dove vengono deposte fino a quattro uova covate da entrambi i genitori per 25-29 giorni. È emozionante vedere i pulcini, già pochi giorni dopo la nascita, spuntare con le loro testoline e il collo a strisce bianche e nere, seminascosti dal dorso degli adulti, in attesa del cibo. Man mano che i giovani crescono, i pesci o i girini catturati dagli adulti saranno rilasciati sulla superficie dell’acqua in modo che i piccoli imparino a catturarli da soli, fino al raggiungimento della completa autosufficienza. La specie è stanziale e nidificante a Le Cesine, nel 2020 ben 18 nidi sono stati censiti e monitorati.
Come il programma di salvaguardia del rinoceronte bianco del Nord ha superato le sfide poste da una pandemia globale.
La pandemia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2 ha cambiato la vita delle persone ovunque e ha influenzato i processi economici, culturali, sociali e politici. La ricerca e la conservazione della biodiversità non sono risparmiati da questi effetti negativi, mentre le conseguenze positive di una "antropausa" sull'ambiente sono ancora oggetto di discussione. Il progetto di ricerca BioRescue, un programma che mira a salvare il rinoceronte bianco del Nord dall’estinzione, restituisce un esempio di quali sono le sfide che è necessario superare quando si conduce una ricerca e si promuove un progetto di conservazione all’interno di un consorzio internazionale al tempo di una pandemia globale.
Uno studio dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) evidenzia una significativa diminuzione di inquinanti, come il biossido di azoto, nell’aria di Roma e del Lazio nei mesi di marzo e aprile 2020. I dati sono frutto della combinazione delle osservazioni spaziali del sensore TROPOMI con le misure acquisite a terra e sono stati pubblicati su Springer Nature
Le restrizioni nazionali imposte per limitare la diffusione del SARS-CoV-2 e di conseguenza contenere la COVID-19 hanno portato ad una diminuzione della concentrazione degli inquinanti come il biossido di azoto (NO2) nella città di Roma e nell’area nord-occidentale della regione Lazio, fino a quasi dimezzarsi nei mesi del lockdown (marzo-aprile 2020) rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge dallo studio realizzato e pubblicato su Springer Nature dai ricercatori Cristiana Bassani, Francesca Vichi, Giulio Esposito, Mauro Montagnoli, Marco Giusto e Antonietta Ianniello dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia) combinando le osservazioni del sensore TROPOspheric Monitoring Instrument (TROPOMI) a bordo del satellite Sentinel 5P con le misure acquisite a terra nelle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (Arpa) e nella stazione di monitoraggio A. Liberti del Cnr-Iia collocata presso l’area di ricerca Rm1 del Cnr.
Dalla deforestazione che ostacola gli oranghi nella ricerca del partner, al cambiamento climatico che riduce la fertilità dei ghepardi
Mancano poco meno di due settimane a San Valentino, la festa degli innamorati. Proprio all'avvicinarsi di questa data il WWF ha deciso di raccontare l’amore da una prospettiva diversa, ossia quella degli animali, che purtroppo trovano sempre più difficoltà sia nei rituali di corteggiamento che in quelli di accoppiamento. Difficoltà che spesso sono determinate proprio dall’uomo, dalle sue azioni e dalle sue abitudini.
Tra queste cause di disturbo all’amore animale il cambiamento climatico al primo posto, ma anche la deforestazione, l’inquinamento acustico, luminoso e da plastica, il bracconaggio giocano ruoli determinanti. L’impatto delle azioni compiute dalla specie umana ha effetti devastanti sul quelle animali. Dagli oranghi alle lucciole, dagli elefanti ai salmoni, dalle tartarughe alle megattere, queste specie sono minacciate e ora più che mai è hanno bisogno di un nostro cambio di rotta per proteggerle.
Ecco le principali azioni umane che impattano sulla riproduzione delle specie animali:
Deforestazione e Oranghi
L’orango è una specie tipicamente solitaria. I maschi cercano attivamente le femmine solo durante la stagione riproduttiva. Ma le foreste pluviali, habitat della specie, vengono distrutte a ritmi sempre più rapidi a causa della crescente richiesta di legnami pregiati e di terreni da convertire alla coltivazione dell’olio di palma. Gli oranghi hanno così sempre maggiori difficoltà a muoversi e spostarsi alla ricerca del partner in un habitat frammentato e degradato, e il loro tasso riproduttivo sta diminuendo in maniera preoccupante.
Le virtù del distillato di legno per aumentare la fertilità del terreno
03 Feb 2021 Scritto da Università di Pisa
La ricerca dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista Soil Research
Stimola l’attività microbica del suolo e può influenzare la disponibilità degli elementi nutritivi per le piante, favorendo un uso più razionale dei fertilizzanti. Sono questi alcuni effetti del distillato di legno scoperti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Soil Research”.
“E’ la prima volta che una ricerca cerca di valutare gli effetti del distillato di legno sul suolo – spiega il professore Roberto Cardelli del dipartimento Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’ateneo pisano– si tratta infatti di un prodotto ancora poco conosciuto, sia dal mondo accademico sia dal mercato, e sebbene il suo impiego in Italia sia consentito in agricoltura biologica in realtà è usato soprattutto in Asia direttamente sulle piante con varie funzioni da biostimolante, antiparassitario e antiossidante”.
Verde, Piantato primo clone di Platanus orientalis L. a Villa Borghese . Fiorini, “Importante passo verso la riproduzione e conservazione del patrimonio genetico degli alberi antichi di Roma”
25 Gen 2021 Scritto da Comune di Roma
Il primo clone di Platanus orientalis L. è stato piantato a Villa Borghese. Il giovane albero di 5 anni, è stato riprodotto per talea da uno degli 11 rari esemplari superstiti di quei circa 40 piantati nel 1600 dal cardinale Scipione Borghese, fondatore della villa. “Si tratta di uno dei pochi cloni viventi noti di antichi Platani Orientali, un grande successo reso possibile dalla preziosa collaborazione e dal supporto operativo dell’associazione Amici di Villa Borghese, che ringrazio vivamente per il grande impegno profuso.
Il clima in Europa alla fine dell’ultima era glaciale era molto più piovoso di oggi, sino a 1000-2000 mm in più all’anno in alcune aree
25 Gen 2021 Scritto da Università di Pisa
L’Università di Pisa nel consorzio internazionale che ha realizzato lo studio pubblicato sulla rivista Science Advances e che migliora gli attuali modelli predittivi del clima futuro
Il clima in Europa 12mila anni fa era in molte regioni più piovoso di oggi, in alcune aree del Mediterraneo fino a 1000-2000 mm all’anno in più rispetto all’attuale. E’ questo quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da un consorzio internazionale di università fra cui quella di Pisa.
La scoperta rovescia le attuali convinzioni, sinora si riteneva infatti che il clima in quell’epoca fosse generalmente più arido, e migliora sensibilmente i modelli predittivi sul clima grazie anche ad una maggiore comprensione dell’importanza della corrente a getto polare (un vento molto veloce di alta quota) per il clima di quel periodo.
“Per l’Europa si tratta della prima ricostruzione quantitativa delle precipitazioni avvenute durante lo Younger Dryas, cioè il periodo di rapido raffreddamento del clima avvenuto circa 12.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale”, spiega il professore Adriano Ribolini del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano.
Necessario investire nella informazione e prevenzione per evitare i conflitti
In un’area agricola tra le località di Coazze e Ronchetrin a Gazzo Veronese, in provincia di Verona, un agricoltore ha sparso una enorme quantità di mais avvelenato, probabilmente con l’obiettivo di uccidere le nutrie.
La presenza di una tale disponibilità di cibo, in un periodo difficile come quello invernale, ha però attratto numerose specie animali che, dopo averlo ingerito, hanno inesorabilmente perso la vita.
Il personale intervenuto sul posto ha rinvenuto decine di carcasse tra cui lepri, volpi, fagiani, anatre, oche, aironi, pesci e ha rilevato come il mais avvelenato sia presente in un’area molto estesa (circa due ettari) rendendo difficile la completa bonifica.
Il luogo si trova poco distante dall’area protetta Palude del Busatello (una ZPS, Zona di Protezione Speciale) e vi è un concreto rischio che il veleno, ingerito da diversi animali, possa entrare nella catena alimentare avvelenando i predatori e gli animali che si nutrono di carcasse, come rapaci e corvi.
L’agricoltore è stato denunciato per avvelenamento e disastro ambientale.
NUCLEARE, PUBBLICATA LA CARTA NAZIONALE AREE POTENZIALMENTE IDONEE AL DEPOSITO
22 Gen 2021 Scritto da Redazione
Conterrà i rifiuti radioattivi, per la maggior parte provenienti da usi civili e sanitari
La Sogin, con il nulla osta del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, ha pubblicato sul sito www.depositonazionale.it la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), il progetto preliminare e tutti i documenti correlati alla realizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, che permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.
Un lavoro coordinato congiuntamente dai due ministeri, atteso da molti anni, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del governo su un tema, quello della gestione dei rifiuti radioattivi, che comporta anche per il Paese una procedura di infrazione europea: attualmente i rifiuti radioattivi sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo.
La pubblicazione della Cnapi, con l’elenco dei 67 luoghi potenzialmente idonei (che non sono tutti equivalenti tra di essi ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle caratteristiche), di fatto dà l’avvio alla fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all’esito della quale si terrà, nell’arco dei 4 mesi successivi, il seminario nazionale. Sarà questo l’avvio del dibattito pubblico vero e proprio che vedrà la partecipazione di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università ed enti di ricerca, durante il quale saranno approfonditi tutti gli aspetti, inclusi i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione delle opere.