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Sige: "Piu' rischio cirrosi e tumore fegato da grandi per adolescenti obesi"
03 Ago 2018 Scritto da Omceo
"La Societa' Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia digestiva (Sige) e' fortemente impegnata nella ricerca di base e nella ricerca clinica sulle malattie epatiche causate dal sovrappeso e dalla obesita'- sottolineano il presidente Domenico Alvaro e la vicepresidente Patrizia Burra- Il forte messaggio che emerge dal lavoro appena pubblicato dai colleghi svedesi sul rapporto tra obesita' negli adolescenti e rischio di sviluppare nell'eta' adulta malattia del fegato con progressione in fibrosi e cirrosi e sviluppo del tumore epatico, rappresenta un ulteriore stimolo alla ricerca in Gastroenterologia ed Epatologia per prevenire le malattie del fegato, intervenendo sul controllo di fattori di rischio modificabili, come l'alimentazione, il peso corporeo, l'uso inadeguato di bevande alcoliche".
'Odore delle cellule' e tumori, studio dell'Universita' di Tor Vergata
26 Lug 2018 Scritto da Universita' degli Studi di Roma Tor Vergata
Questo risultato sostanzia un risultato precedente ottenuto in vitro dallo stesso gruppo di ricerca. Per la prima volta e' stata registrata su modelli animali un cambiamento del profilo dei composti volatili rilasciati da cellule staminali hiPSCs ("l'odore della cellule") che segnala con estrema precisione il momento esatto in cui tali cellule iniziano il loro processo di differenziamento. Le cellule iPS sono cellule staminali, derivate da cellule somatiche in cui e' stato riportato indietro l'orologio biologico. Sono in grado di differenziare in qualsiasi tipo di cellula umana specializzata, capace di svolgere funzioni specifiche (come fegato, polmoni, cuore).

Sorprendentemente, questa condizione era particolarmente marcata nei soggetti che durante la loro infanzia avevano subito abusi e maltrattamenti. "Il maltrattamento, soprattutto emotivo, provoca nel bambino uno stress capace di attivare una risposta infiammatoria abnorme e di alterare la maturazione del sistema immunitario con una modifica permanente del suo funzionamento- spiega la dottoressa Valeria Carola, Ricercatrice del Laboratorio di Neurobiologia del Comportamento dell'Irccs Santa Lucia e coordinatrice della ricerca- Dal momento che la cocaina si lega ai recettori TLR4 del sistema immunitario per produrre i suoi effetti, questa particolare sensibilita' del sistema immunitario rende il soggetto piu' esposto al rischio di dipendenza e di ricadute durante l'astinenza. In piu' aumenta per il soggetto il rischio di malattie del sistema nervoso centrale indotte dall'abuso di sostanze, innanzitutto l'ictus". Attraverso l'osservazione incrociata di dati raccolti mediante analisi del sangue e di funzioni biologiche del sistema nervoso centrale, i ricercatori hanno anche dimostrato che l'alterazione del sistema immunitario in eta' precoce contribuisce a modificare la formazione del sistema dopaminergico.
Oltre un adolescente su cinque presenta un uso problematico di Internet
22 Lug 2018 Scritto da Redazione
È il quadro che emerge dai risultati di uno studio condotto presso la Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore e pubblicato sulla rivista internazionale “Frontiers in Psychiatry”.
È elevata la prevalenza degli adolescenti italiani con comportamenti a rischio di dipendenza da sostanze e non solo: oltre il 22% dei giovani che frequentano le scuole superiori presenta un rapporto disfunzionale con il Web. È il dato che emerge da uno studio effettuato presso la Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS – Università Cattolica del Sacro Cuore e pubblicato sulla prestigiosa rivista “Frontiers in Psychiatry”.
La ricerca è stata condotta dal Dottor Marco Di Nicola e coordinata dal Professor Luigi Janiri dell’Unita operativa Complessa del Gemelli e Istituto di Psichiatria e Psicologia dell’Università Cattolica e dimostra anche una relazione tra l’uso problematico di Internet ed un peggiore rendimento scolastico, oltre che alcuni tratti di personalità e caratteristiche psicologiche già associati al rischio di sviluppare disturbi psichici.
Morso da ragno violino, le corrette informazioni sui rischi per l'uomo
20 Lug 2018 Scritto da Maurizio Soave del Centro Antiveleni del Policlinico Gemelli
In relazione ai recenti casi di morsi di ragno violino che hanno interessato i media e la popolazione, il Centro Antiveleni della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, che in questi giorni sta ricevendo numerose telefonate da cittadini allarmati, ha elaborato una scheda - questionario informativa per fare chiarezza sulla reale pericolosità dell'aracnide con l'obiettivo di fugare paure ingiustificate.
Le risposte che seguono sono state redatte dal dott. Maurizio Paolo Soave
Il recente allarme sul ragno violino è giustificato da dati reali ?
L’allarme sul ragno violino veicolato dai giornali e dai social media ha provocato un significativo aumento delle chiamate ai Centri Antiveleni e degli accessi ai Dipartimenti di Emergenza degli Ospedali. Il ragno violino è sempre stato presente in Italia e non esistono dati che giustifichino un aumento del livello di attenzione rispetto alla pericolosità dell’esposizione dell’uomo al morso del ragno.
Il ragno violino è aggressivo ?
No, è un animale schivo e solitario. Non attacca e si difende solo se disturbato.
Si sono verificati recentemente fenomeni ambientali o climatici che possono aver causato una infestazione da ragno violino ?
La riproduzione degli aracnidi varia in base a condizioni e fattori non sempre prevedibili e misurabili. Non esistono dati in favore di una particolare significatività della riproduzione del ragno violino e in ogni caso non si può parlare di fenomeni di infestazione
La presenza del ragno violino in Italia è un fenomeno biologico nuovo ?
Il ragno violino è da sempre presente nel Lazio e in Italia e casi di morsi sono da sempre raccolti e documentati dai Centri Antiveleni.
Un prelievo e un elettroencefalogramma per predire chi si ammalera' di demenza
16 Lug 2018 Scritto da Omceo
La ricerca che potrebbe rappresentare una svolta almeno per questo gruppo di soggetti a rischio e' oggi pubblicata sulla prestigiosa rivista Annals of Neurology ed e' stata coordinata dal professor Paolo Maria Rossini, direttore dell'Area di Neuroscienze della Fondazione Policlinico Gemelli Irccs e ordinario di Neurologia all'Universita' Cattolica, con la collaborazione del dottor Fabrizio Vecchio dell'Irccs San Raffaele Pisana di Roma, del professor Camillo Marra, responsabile della Clinica della Memoria della Fondazione Gemelli, della dottoressa Francesca Miraglia, bioingegnere presso il Policlinico Gemelli, del professor Danilo Tiziano, della Genetica medica della Fondazione Gemelli, e del dottor Patrizio Pasqualetti, responsabile bio-statistico e direttore scientifico dell'Associazione Fatebenefratelli per la ricerca (AFaR).
Batterio Listeria: cosa rischiamo noi consumatori?
16 Lug 2018 Scritto da Società italiana Malattie infettive e tropicali“Diarrea e febbre i rischi principali, ma non si possono escludere complicazioni in alcuni casi. Igiene, sorveglianza e controlli degli alimenti sono le misure preventive necessarie” spiega il dott. Marco Tinelli, Segretario SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali
IL BATTERIO LISTERIA - In questi ultimi giorni si parla molto di alcuni alimenti, sia di natura vegetale che animale, colonizzati dal microrganismo Listeriamonocytogenes, che sono prodotti da alcune grandi catene alimentari e poi venduti al pubblico dalla grande distribuzione in tutta Europa. Il ministero della Salute ha richiamato dal commercio un lotto di prosciutto cotto proprio per rischio di Listeria; una settimana fa era toccata sorte analoga ai minestroni di una nota marca di surgelati. Cosa sta accadendo?
“La Listeria monocytogenes è un batterio Gram positivo” spiega il dott. Marco Tinelli, Segretario della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali - SIMIT “che normalmente è presente sia a livello ambientale (nel suolo, nell’acqua, nella vegetazione), che animale (uccelli, pesci ed anche mammiferi). Il batterio tende a resistere a temperature sia molto basse che elevate e quindi può persistere anche molto a lungo nell’ambiente. Tale elevata resistenza e persistenza nell’ambiente è il motivo per cui periodicamente esso può essere trovato nelle derrate alimentari anche dopo salatura, in alimenti di solito a media scadenza e spesso conservati in refrigeratori”.
Listeria monocytogenes si può trovare in vari alimenti che siamo abituati ad assumere: verdure crude e insalate preconfezionate, carni specie congelate, pesce, latte non pastorizzato. Casi di trasmissione dell’infezione dovute a contatto diretto con animali, ambienti contaminati o tra uomo e uomo sono tuttavia molto rari.
“Clinicamente le infezioni da Listeria monocytogenessono sono quasi sempre gastro-enteriche, con diarrea che compare a poche ore dall’assunzione di cibi contaminati, in qualche caso accompagnata da febbre” chiarisce Tinelli. “Sono sintomi che quasi sempre vengono catalogati come “tossinfezione alimentare”, che nella gran parte dei casi non determinano conseguenze (solo in alcuni pazienti fragili come i bambini piccoli e gli anziani la diarrea provoca disidratazione e può essere necessaria un’infusione di liquidi per via endovenosa). In alcuni rari casi e specie in persone con immunità gravemente compromessa, come ad esempio per malattie neoplastiche o per cicli di terapie farmacologiche (farmaci anti neoplastici, cortisonici, anti rigetto dei trapianti ecc.), la forma clinica può diventare “invasiva” e provocare patologie pericolose per la vita come meningiti e sepsi. Il trattamento delle forme gravi è con antibiotici per circa 2-4 settimane e, se riconosciute in tempo, si possono controllare e portare a guarigione”.
Ipermemoria autobiografica, per la prima volta al mondo studiati i meccanismi alla base di questa straordinaria capacità di ricordare
10 Lug 2018 Scritto da La Sapienza UniversitàLa ricerca, che ha coinvolto numerosi centri di ricerca italiani, amplia le conoscenze sui sistemi neurobiologici alla base dell’iper-funzionamento di memoria. Lo studio è pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, PNAS Ricordare ogni giorno della propria esistenza, e per di più ricordarne i dettagli, è impossibile per la quasi totalità delle persone. Sebbene molti siano in grado di ricordare con accuratezza eventi ad alta connotazione emotiva (per esempio, il proprio matrimonio, la nascita di un figlio, il primo bacio, la morte di una persona cara), le giornate cosiddette “normali” vengono solitamente dimenticate o lasciano tutt’al più solo un vago ricordo. Eppure, un numero molto esiguo di persone riesce a ricordare con incredibile accuratezza giornate apparentemente normali. Sono i soggetti dotati di ipermemoria autobiografica ora al centro, per la prima volta al mondo, di uno studio di risonanza magnetica funzionale (fMRI) per comprendere i meccanismi neurobiologici alla base di tale straordinaria capacità di memoria.
Globuli rossi come microlenti: nuove opportunità per la diagnosi delle anemie
07 Lug 2018 Scritto da Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “E. Caianiello” (Cnr-Isasi) e Ceinge Biotecnologie AvanzateQuesta nuova tecnica consente di individuare, in maniera più rapida e precisa, il tipo di anemia e scegliere la terapia più adatta. Lo studio, messo a punto da un team di ricerca interdisciplinare dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr, in collaborazione con il centro di ricerca e biotecnologie avanzate Ceinge, è pubblicato su Acs Analytical Chemistry
Uno studio dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli (Cnr-Isasi) in collaborazione con il Centro di ricerca e biotecnologie avanzate Ceinge, propone una nuova metodologia per l’identificazione e la caratterizzazione di globuli rossi malati, aventi una morfologia simile a quelli sani. La tecnica, basata su parametri ottici dei globuli rossi, apre a nuovi metodi diagnostici per molti tipi di anemia e per i disordini ematologici in cui la forma del globulo rosso risulti alterata. Il lavoro è stato pubblicato su ACS Analytical Chemistry.
“Grazie a una tecnica avanzata di imaging 3D abbiamo dimostrato di poter discriminare globuli rossi malati, aventi caratteristiche morfologiche simili rispetto al campione di controllo sano”, spiega Martina Mugnano, ricercatrice Cnr-Isasi. Inoltre, per individuare i globuli rossi malati viene sfruttata la capacità dei globuli stessi di funzionare come lenti di ingrandimento. “Tramite questa tecnologia laser e sfruttando la capacità dei globuli rossi di comportarsi come microscopiche lenti dotate di particolari proprietà di ingrandimento e ‘messa a fuoco’, è possibile stilare un pannello di ‘marcatori ottici’ per poter identificare ciascun globulo rosso e poter quindi risalire alle diverse forme di anemia”, aggiunge Pietro Ferraro, direttore dell’Istituto.
Ultracentenari e longevi: l’età avanza, ma non il rischio di mortalità
02 Lug 2018 Scritto da università La Sapienza di Roma Un nuovo studio demografico, condotto dai ricercatori della Sapienza, indica che dopo i 105 anni il rischio di mortalità non aumenta ma rimane costante. I sorprendenti risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Science, favoriscono il progresso degli studi sulle teorie evolutive della senescenza C’è un limite biologico alla longevità umana? Come cambia il rischio di morire con l’avanzare dell’età?
Per rispondere a queste domande, i ricercatori del Dipartimento di Scienze statistiche della Sapienza, in collaborazione con l’ISTAT e le università Roma Tre, Berkeley e Southern Denmark, hanno condotto uno studio sui semi-supercentenari italiani (ovvero coloro che non hanno ancora raggiunto i 110 anni di età, ma superano i 105 ), con l’obiettivo di stimarne con esattezza il rischio di mortalità. I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista Science, hanno sorprendentemente indicato, per coloro che hanno superato i 105 anni, il raggiungimento di un livello costante del rischio di mortalità.
Il team di ricercatori ha stimato per la prima volta la mortalità in età avanzata, con una accuratezza e precisione che finora non era stata possibile. “I dati studiati, accuratamente documentati – spiega Elisabetta Barbi della Sapienza – portano a concludere che la curva di mortalità cresce esponenzialmente fino all’età di 80 anni circa, ma poi decelera fino a raggiungere un plateau, ovvero un andamento costante, dopo i 105 anni”.
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