Accelerazione dei rischi climatici per le aree protette europee

Università di Roma La Sapienza 09 Giu 2025


Uno studio internazionale, guidato dalla Sapienza e pubblicato sulla rivista “Global Change Biology”, rivela l’estensione e l’intensità del cambiamento climatico in aree protette dove vivono specie a rischio come la lince iberica e la rana dei Pirenei
Tutti gli ecosistemi sono colpiti dal cambiamento climatico, ma alcune aree subiranno cambiamenti più rapidi rispetto ad altre: conoscere questi pattern è cruciale per valutare la resilienza delle attuali aree protette e per pianificarne l’espansione futura.

Uno studio internazionale, condotto dal Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin” della Sapienza all’interno del progetto Horizon Europe “NaturaConnect”, ha identificato le aree protette europee più vulnerabili al cambiamento climatico e i cosiddetti “rifugi climatici”, dove il cambiamento sarà più lento. Pubblicata sulla rivista “Global Change Biology”, la ricerca ha importanti implicazioni per le politiche di conservazione della biodiversità in Europa.

"Il cambiamento climatico sta accelerando più velocemente del previsto e il rischio all’interno delle aree protette europee è alto tanto quanto al di fuori di esse, se non di più – spiega Moreno Di Marco, autore senior dello studio e responsabile del laboratorio Biodiversity & Global Change di Sapienza – In questo contesto, conoscere le aree più vulnerabili è essenziale per guidare sforzi di conservazione che includano misure di adattamento climatico, tra cui l'aumento della connettività ecologica e gli interventi di restauro ambientale nell’ambito della recente Legge sul Ripristino della Natura."

La ricerca, utilizzando i modelli più aggiornati attualmente disponibili, evidenzia che i cambiamenti climatici non sono stati adeguatamente considerati nella progettazione della rete di aree protette esistenti, mettendone a rischio l’efficacia come rifugi per la biodiversità nel medio-lungo termine.

"Questo lavoro – spiega Marta Cimatti, prima autrice dello studio – ci ha permesso di quantificare la velocità e l’entità dei cambiamenti climatici futuri e di confrontare l’esposizione delle aree protette rispetto alle aree non protette".

"I nostri risultati – continua Valerio Mezzanotte, primo autore dello studio – dimostrano che molte specie europee, già considerate a rischio, sono ristrette ad aree che potrebbero subire repentini cambiamenti climatici: tra queste ci sono specie iconiche, come la lince iberica, e specie meno note al pubblico, come la rana dei Pirenei."

La ricerca rappresenta un passo cruciale per rendere le aree protette a prova di rischio climatico, assicurando la definizione di una Rete Transeuropea della Natura (TEN-N) efficace anche in un contesto climatico in rapido cambiamento.

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