
Ambiente (631)
Dati spaziali e misure terrestri insieme per comprendere meglio i vulcani
29 Nov 2013 Scritto da Ufficio Stampa CNRUtilizzati per la prima volta dati satellitari e misure al suolo allo scopo di evidenziare le possibili risalite di magma che ‘annunciano’ l'attività eruttiva all’Etna. Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports di Nature
L’utilizzo congiunto di dati satellitari e misure al suolo aiuta ad evidenziare le possibili risalite di magma precedenti la ripresa dell'attività eruttiva all’Etna. E’ quanto riporta uno studio nato dalla fruttuosa collaborazione tra il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e l’Agenzia spaziale italiana (Asi) che è stato recentemente pubblicato sulla rivista Scientific Reports di Nature.
Capire la struttura interna di un vulcano e il suo funzionamento è uno degli obiettivi principali degli studi vulcanologici.
I costi delle calamità naturali arrivano fino al 2,9% del Pil annuo. Singoli eventi recenti hanno procurato danni per decine di miliardi di dollari. Per questo l’Ocse incentiva la copertura assicurativa contro i rischi da calamità, che un ddl presentato al Senato in questi giorni propone di rendere obbligatoria. Un volume sul tema, con contributo dell’Irat-Cnr, viene presentato a Napoli
Tra il 1963 ed il 2012 ben 782 Comuni italiani hanno subito inondazioni e frane, che hanno causato rispettivamente 1.563 e 5.192 vittime tra morti, feriti e dispersi e un totale di 421.227 tra sfollati e senzatetto (dati dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche), con un costo medio dello 0,2% del Pil annuo (Ocse 2012). Nel solo 2011 il numero dei disastri naturali nel mondo è stato impressionante: 332, con oltre 30.000 vittime, 245 milioni di persone colpite e oltre 366 miliardi di dollari statunitensi di danni economici ((Universitè Catholique de Louvain 2012).
“A livello globale i danni causati dalle catastrofi naturali sono aumentati negli ultimi 30 anni, principalmente a causa del crescente valore economico e il settore assicurativo appare il candidato principale per la distribuzione e gestione dei rischi cui sono esposte le famiglie e le imprese, e per la liquidazione dei danni”, spiega il volume 'Calamità naturali e coperture assicurative', curato da Antonio Coviello, ricercatore dell’Istituto di ricerche sulle attività terziarie (Irat) del Cnr e docente di Economia e gestione delle imprese di assicurazione alla Seconda Università di Napoli.
Alcune note per i dati del catalogo storico degli eventi con danni alla popolazione
20 Nov 2013 Scritto da Ufficio Stampa CNRDa oltre vent’anni, prima nell’ambito delle attività di ricerca condotte dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI), del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), e successivamente nell’ambito di attività di ricerca e sviluppo tecnologico svolta per il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, raccogliamo, organizziamo e analizziamo informazioni sull’impatto che eventi di frana e d’inondazione hanno sulla popolazione. Dall’anno 843 al 2012, abbiamo catalogate informazioni di 1676 eventi di frana che hanno causato almeno 17.500 vittime, numero che comprende i morti, dispersi e feriti, avvenute in 1450 diverse località. Per quanto riguarda gli eventi di inondazione dall’anno 589 al 2012, abbiamo notizie di 1346 eventi che hanno causato almeno 42.000 vittime in 1040 diverse località.
Negli ultimi 50 anni trascorsi dal 1963 al 2012 tutte le regioni italiane hanno subito eventi per i quali si sono registrate vittime. Più in particolare le frane avvenute hanno prodotto 5.192 vittime (3.302 morti, 17 dispersi, 1.873 feriti), e nello stesso periodo ci sono le inondazioni hanno prodotto 1.563 vittime (692 morti, 66 dispersi, 805 feriti). Nello stesso periodo la regione Sardegna ha registrato 42 vittime (somma dei morti, dispersi feriti) per frana e 50 per inondazione.
Il sorpasso della Green Economy. In Australia costa meno l'elettricità proveniente dall'eolico che dai combustibili fossili!
20 Apr 2013 Scritto da Nicola Antonio Cosanni
Il sorpasso delle energie rinnovabili è realtà? Secondo uno studio condotta da Bloomberg New Energy Finance, in Australia il loro costo ha già raggiunto maggiore convenienza rispetto all’energia elettrica prodotta da centrali a carbone di ultima generazione e centrali a gas. Secondo i dati presentati dall’istituto di ricerca, le nuove centrali eoliche potrebbero produrre energia elettrica al costo di 62.67 euro/Mwh, contro i 112.18 euro/Mwh del carbone e i 91 euro/Mwh delle centrali a gas. Tali dati comprendono il costo delle emissioni di diossido di carbonio, ma il gruppo sottolinea che anche in assenza di questi costi l’energia eolica di ultima generazione sarebbe comunque inferiore del 14% rispetto all’energia derivante dal carbone e il 18% più economica rispetto a quella prodotta dalle centrali a gas.
Le conclusioni sottolineate dell’amministratore delegato della Bloomberg New Energy Finance Michael Liebreich sono: “La percezione che i combustibili fossili sono economici mentre quelli rinnovabili sono costosi è ormai superata”. I dati sono ancora più significativi se si tiene conto del Paese dal quale provengono: “Il fatto che l’energia eolica è ora più economica del carbone e del gas in uno Stato con alcune delle migliori risorse fossili del mondo dimostra che l’energia pulita è economica ed in grado di competere con i vecchi impianti di produzione di energia elettrica ed imporsi in campo economico costringendo investitori ed aziende a riconsiderare i loro futuri progetti”.
Il WWF scrive al Fondo Monetario e alla Commissione Europea
Il WWF internazionale ha scritto al direttore del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, e al presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, per sostenere l’urgenza di soluzioni sostenibili, che contrastino la crisi finanziaria globale, al fine di preservare il capitale naturale, base imprescindibile di ogni attività economica di successo.
Nelle lettere, il WWF sottolinea che “la crisi, oltre a essere causata dalla cattiva gestione delle finanze nazionali, è il riflesso di un modello di sviluppo economico carente, costruito su consumi eccessivi e su un sovra-sfruttamento delle risorse naturali, con conseguente deficit ecologico, costantemente in crescita.”
La lettera del WWF si focalizza in particolare sul caso della Grecia ed evidenzia una serie di gravi ripercussioni ambientali derivanti dal programma di riassesto economico, approvato a marzo 2010 e co-finanziato dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea. In particolare: la riduzione del “fondo verde” per la Grecia, che viene assorbito nel budget generale del Paese; la riduzione della regolamentazione dei permessi in campo ambientale; l’enfasi data a ingenti investimenti a fronte di discutibili verifiche ambientali; la legalizzazione di fatto di azioni illegali di sviluppo in aree protette; la vendita frettolosa e incontrollata di terreni pubblici; il sottodimensionamento di staff ambientale tra le autorità pubbliche; lo smantellamento di istituzioni di governance ambientale; il discutibile supporto a fonti di energie inquinanti, compreso il carbone.
Liberalizzazioni e semplificazioni rischio deregulation su controlli aziende, bonifiche e imballaggi
29 Feb 2012 Scritto da Margherita Lamesta
Gestione dei rifiuti da imballaggio e norme del dragaggio dei porti sono solo alcune delle criticità più rilevanti, derivanti da alcune norme contenute nel cosiddetto decreto ‘Salva-Italia’ e nei decreti legge Liberalizzazioni e Semplificazioni, che Legambiente e WWF Italia evidenziano in una lettera congiunta inviata oggi al Presidente del Consiglio, Mario Monti.
Nella lettera, le due associazioni ambientaliste, pur riconoscendo “l’approvazione di provvedimenti che hanno consentito alle istituzioni italiane di recuperare credibilità interna e internazionale, sotto il profilo economico, auspicano “un confronto ampio sul modello di sviluppo che il nostro Paese intende assicurare alle future generazioni, che non prescinda dalla sostenibilità ambientale e si ispiri al principio di precauzione riferito alla direttiva comunitaria.
Emergenza raccolta differenziata: entro il 2012 il Lazio, dal 15%, dovrebbe raggiungere il 65%
“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, di far cessare un finto stato d’emergenza, creato a tavolino, per giustificare scelte che in un contesto di legalità non sarebbero consentite. La vera emergenza è data dal fatto che entro la fine di questo anno dovremmo raggiungere il 65% di raccolta differenziata mentre, secondo gli ultimi dati dell’ISPRA, nel Lazio siamo al 15,1%, ossia con uno spread di 50 punti sotto. Se deve essere nominato un commissario, è per la raccolta differenziata e non per fare discariche o inceneritori”. E’ l’appello del WWF al ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, relativamente alla questione rifiuti nel Lazio.
“Le proteste sono giustificate, perché, ad oggi, nessuno è in grado di dire entro quando diminuirà la produzione dei rifiuti e/o aumenterà il loro riciclaggio. Mancano incentivi e disincentivi, come invece avviene in molte altre parti di Europa. Non c’è da stupirsi quindi se i cittadini protestano. In questo vuoto, infatti, è sicuro che, una volta esaurite le nuove discariche, tutti saranno esposti di nuovo al rischio delle nuove localizzazioni”.
“L’Europa ha individuato nel riciclaggio dei rifiuti uno dei 6 settori economici leader per il nuovo sviluppo. Questo significa che dobbiamo puntare sull’uso più efficiente delle risorse e quindi diminuire lo spreco, ossia la produzione dei rifiuti. E’’ un settore fondamentale della cosiddetta green economy e l’Italia, come Paese importatore di risorse, non può ignorarlo come è avvenuto finora. “Il Ministro Clini è un profondo conoscitore di queste materie, non può permettersi, dunque,comportamenti incoerenti” - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia.
Collaborazione tra Università di Milano-Bicocca, EV-K2 CNR e PNRA. Scopo della missione sul Monte Rosa recuperare carote di ghiaccio lunghe fino a 120 metri, arrivando alla base del ghiacciaio.
Milano, 18 giugno 2012 - Perforare i ghiacciai alpini per estrarre dalla profondità le informazioni sui cambiamenti climatici intercorsi nell'ultimo secolo. È quanto stanno facendo da ieri e fino al 23 giugno ricercatori e tecnici che operano nell'ambito dei programmi di ricerca sui cambiamenti climatici e ambientali dell'Università di Milano-Bicocca, del Comitato EvK2Cnr e del Progetto NextData del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
“Abbiamo raggiunto un accordo storico”. Si è espressa in questi termini Maite Nkoana-Mashabane, Ministro degli Esteri Sudafricano e Presidente della Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima (COP 17) che ha concluso i propri lavori con la firma di un accordo al termine di due settimane di estenuanti trattative nella città di Durban.
Come spesso accade in questi casi però, risultano essere assai discordanti i giudizi relativi ai risultati raggiunti.
L'entusiasmo dei giudizi dei rappresentanti politici presenti a Durban, tra cui quello del Ministro Italiano dell'Ambiente Corrado Clini che intravede nell'accordo raggiunto “una speranza concreta per la stabilità del clima e per la nostra economia...” e del Ministro inglese dell'Energia Chris Huhne che definisce il risultato come “un grande successo della diplomazia europea...”, è stato ridimensionato dalle valutazioni espresse dai rappresentanti delle diverse organizzazioni ambientaliste.
Nell'ambito del ciclo di incontri, dal titolo "Roma Futura, un'idea di Città", organizzato dall'Associazione Fratelli d'Italia il giorno 11 ottobre, presso la sala Quaroni del Palazzo delle Fontane all'EUR, si è tenuto un interessante incontro sul tema della sostenibilità ambientale, del riciclo e del riutilizzo dei rifiuti.
L'Associazione Fratelli d'Italia, movimento che si pone come obiettivo quello di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo a temi di interesse comune quali quelli sociali, ambientali e culturali, conscia dell'importanza del tema in discussione e del ritardo in cui si trova il sistema di smaltimento dei rifiuti in Italia, ha voluto invitare all'incontro uno dei protagonisti del Progetto statunitense "Zero Waste", in italiano "Spreco Zero", Jack Macy attuale coordinatore commerciale del Programma del Dipartimento Ambiente della città e della Contea di San Francisco.
Alla presenza del Presidente della Commissione Ambiente e Verde Pubblico di Roma Capitale, Andrea De Priamo, del Presidente dell'Ama Spa, Piergiorgio Benvenuti, del Presidente del Comitato Malagrotta, Sergio Apollonio, e dell'Assessore alle Politiche Ambientali di Roma Capitale, Marco Visconti, Mr Macy ha potuto illustrare quali sono state le scelte e le dinamiche che hanno reso il progetto attuato sul territorio californiano un vero successo.